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L'Isis rivendica l'attacco alla caserma di Tunisi

Ma le autorità tunisine continuano a sostenere che si sia trattato di un gesto «isolato» compiuto da una persona «mentalmente instabile»

TUNISI. L'Isis rivendica la nuova strage di Tunisi, dove ieri un militare ha aperto il fuoco contro i commilitoni, uccidendone sette prima di essere colpito a morte a sua volta. Ma le autorità tunisine continuano a sostenere che si sia trattato di un gesto «isolato» compiuto da una persona «mentalmente instabile».

Nella versione pubblicata da Ifrikia media, media 'ufficiale dell'Isis in Tunisia, il 33enne tunisino Mehdi Jmemi viene descritto come un «leone solitario» che ha compiuto la sua vendetta contro militari apostati. Jmemi, armato di un pugnale, avrebbe prima accoltellato i militari nella caserma di Bouchoucha nel quartiere del Bardo (lo stesso del museo duramente colpito dal sanguinoso attacco del 18 marzo), e una volta impossessatosi dell'arma di uno di loro, avrebbe aperto il fuoco contro gli altri soldati.

Secondo la versione ufficiale delle autorità tunisine invece, ad armare l'uomo sarebbero stati problemi mentali e familiari, scatenati da un recente divorzio e dall'affidamento della figlia di 3 anni alla madre. Tunisi esclude quindi con determinazione che si sia trattato di un «atto terroristico».

Dal canto loro, i media tunisini alludono alla simpatia di Jmemi verso alcuni gruppi estremistici, che avrebbero portato al suo distaccamento dal ministero della Difesa - lui stesso prestava servizio alla caserma di Bouchoucha - e al divieto di usare armi impostogli dall'amministrazione. Un'inchiesta interna è già stata avviata dall'esercito ed il ministro della Difesa riferirà in Parlamento sui fatti. Ieri Mohsen Marzouk, consigliere del Presidente della Repubblica tunisino, Beji Caid Essebsi, ha chiesto la massima trasparenza sulla vicenda. Al di là di questo singolo episodio, negli ultimi tempi, lo Stato islamico sembra riscuotere un sempre maggior seguito in Tunisia, finora considerata terra di predicazione e reclutamento più che di vera e propria jihad.

Nel rivendicare l'attacco di ieri, Ifrikia media pubblica, tra l'altro, un bilancio degli attentati terroristici compiuti in Tunisia dal mese di aprile 2011 a maggio 2015, che parla di 82 morti tra i terroristi e 114 tra uomini delle forze dell'ordine ed esercito tunisini. Secondo la 'voce' dell'Isis nel Paese nordafricano, gli 82 terroristi uccisi fanno parte di varie organizzazioni jihadiste come Ansar Al Sharia, Katibet Oqba Ibn Nafaa e Jund Al Khilafa in Tunisia (i soldati del Califfato). Non è infrequente leggere sul web di gruppi terroristici che dichiarano la propria fedeltà al Califfato di al Baghdadi. Propaganda oppure no, sono segnali preoccupanti per un paese come la Tunisia che fa del turismo straniero uno dei punti di forza della propria economia e che a fatica sta cercando di voltare pagina dopo il drammatico attacco al museo del Bardo (nel quale persero la vita 24 persone, tra cui anche 4 italiani) per dare l'immagine di un paese sicuro nel quale poter passare le vacanze.

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