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Scuola vietata a ragazza con gonna islamica troppo lunga

CHARLEVILLE-MEZIERES. Per anni c'è chi ha gridato allo scandalo per l'uso di minigonne vertiginose tra i banchi di scuola, ma ora c'è chi si indigna per il contrario. Almeno in Francia, dove in nome della laicità una studentessa musulmana di 15 anni si è vista vietare per due volte l'ingresso nel suo istituto di Charleville-Mezières, nelle Ardenne, a causa della sua gonna troppo lunga, considerata come un segno di «ostentazione» religiosa, al pari del velo islamico. Un caso che non sembra essere isolato visto che per il solo 2014 il Collettivo contro l'Islamofobia (CCIF) ha recensito un centinaio di casi simili in tutto il territorio della Rèpublique. Anche se la legge del 2004 contro l'ostentazione dei segni religiosi nella scuola pubblica non ha mai incluso questo tipo di abbigliamento. Al contrario, il gonnellone lungo - e in particolare quello classico a pieghe blu - è stato per lungo tempo la divisa scolastica di tante studentesse francesi. Il caso di Sarah, iscritta al terzo anno di liceo nella scuola Leo-Lagrange, ha suscitato una raffica di proteste.

Negli ultimi giorni, #JePorteMaJupeCommeJeVeux (Porto la mia gonna come voglio), è arrivato al top degli Hashtag più discussi su Twitter. E sono in tanti ad esprimere la loro esasperazione: «Troppo corta, ti sputano addosso, troppo lunga ti cacciano fuori. Ma lasciateci in pace!», denuncia una giovane studentessa sul sito di micro-blogging. «Quindi, se capisco bene, per capire se hai fede o meno non bisogna guardare in fondo al cuore ma in fondo all'armadio...», le fa eco un altro utente. Rivelata ieri dal quotidiano L'Ardennais, la notizia ha conquistato oggi il titolo di apertura del quotidiano Le Monde. La storia di Sarah comincia il 16 aprile scorso, quando per la prima volta si vede vietare l'ingresso a scuola per quella gonna troppo lunga che le arriva alla caviglia. È un chiaro «segno di ostentazione religioso», al pari del velo islamico, tuona la preside Maryse Dubois, in una lettera inviata ai genitori.

Stessa scena pochi giorni dopo, il 24 aprile. Sarah viene lasciata fuori e costretta a riprendere il treno verso casa. Nei giorni precedenti, pare che la scuola l'avesse già messa in guardia sul fatto che quel gonnellone costituisse un problema. «Ma non è giusto, questo non è un motivo valido per vietarmi di entrare», protesta la ragazza. Da parte sua, il provveditorato di Reims, da cui dipende il liceo Leo-Lagrange, getta acqua sul fuoco. Nessuna caccia alle streghe, solo una sanzione legata alla presunta provocazione di Sarah ed altre compagne. Lo scorso 16 aprile, infatti, il gruppetto di studentesse si sarebbero presentato a scuola indossando tutte insieme il controverso gonnellone. Una manifestazione di protesta per un recente diverbio legato a una discussione sull'uso del velo tra le mura scolastiche. Sarebbe questa «deliberata provocazione», assicurano le autorità, ad aver motivato la decisione di tutta l'equipe educativa, «inclusi gli ispettori e il rettorato», a cui sono seguiti seminari ad hoc per la sensibilizzazione alle regole della laicità. Eppure il caso di Sarah non sembra essere isolato. Molti episodi simili, afferma oggi Le Monde, restano sotto silenzio, con protagonisti che spesso preferiscono risolverli in privato. Per il solo 2014, il CCIF ha raccolto un centinaio di denunce da parte di studentesse musulmane richiamate all'ordine per il loro abbigliamento. La maggior parte dei casi riguardava proprio le gonne alla caviglia. Nella sua reazione, Sarah ha fatto notare che tante altre compagne che indossano la gonna lunga, specie d'estate, non hanno subito lo stesso trattamento. Secondo il ministero dell'Istruzione, per stabilire se le regole siano state violate o meno, non bisogna basarsi sul semplice uso di un gonnellone. Ma osservare di volta in volta la «combinazione» tra l'«atteggiamento» dello studente e gli abiti che indossa.

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