SANAA. Gli attacchi aerei sauditi contro i ribelli sciiti Houthi che controllano la maggior parte dello Yemen hanno distrutto tutti i caccia rimasti all'aeronautica yemenita. Lo ha detto il generale saudita Ahmed bin Hasan Asiri secondo il quale i ribelli sono stati costretti ad abbandonare anche le basi aeree, mentre gli attacchi, giunti al quarto giorno, mirano ora alle postazioni di missili scud.
Le Nazioni Unite hanno iniziato a evacuare il proprio personale dalla capitale yemenita Sanaa a causa dell'instabilità nel Paese dove una coalizione guidata dall'Arabia Saudita ha lanciato l'offensiva militare contro i ribelli Houthi. Lo riferisce una fonte dell'Onu alla Reuters. La stessa fonte ha aggiunto che più di 100 persone erano dirette all'aeroporto per essere trasferite in diversi Paesi, compresa la Giordania.
Per la terza notte consecutiva raid aerei della coalizione guidata dall'Arabia Saudita hanno colpito in Yemen postazioni e convogli dei ribelli sciiti filo-iraniani Houthi in un'operazione che Riad promette continuerà fino allo loro sconfitta. Gli Houthi però avanzano ugualmente su almeno due fronti e i 22 paesi della Lega araba, riuniti in un summit a Sharm El Shekh, in Egitto, si apprestano a varare una forza di intervento rapido che fra qualche mese potrebbe essere messa alla prova proprio nello Yemen.
«L'operazione 'Decisive storm' continuerà» fino a raggiungere «il suo scopo di garantire sicurezza e stabilità al popolo dello Yemen», ha dichiarato il re saudita Salman al tavolo del summit. Sempre a Sharm El Sheikh, più preciso è stato il presidente yemenita Abdo Rabbo Mansur Hadi costretto giorni fa a fuggire dal suo Paese: «Chiedo la prosecuzione dell'operazione 'Decisive Storm' fino alla resa dei banditi», ha detto riferendosi ai ribelli. Riad ha annunciato di aver distrutto la maggior parte dei «missili balistici» di cui gli Houthi si erano impadroniti e ha annunciato che elicotteri Apache hanno colpito postazioni di ribelli verso il confine con l'Arabia Saudita. Altre fonti hanno segnalato che è stato bersagliato anche un convoglio che, pure con carri armati, stava avanzando da est verso Aden.
In questa sorta di guerra per procura fra mondo arabo e Iran, è da venerdì che Riad dichiara il controllo dello spazio aereo e la distruzione di oltre il 40% delle difese antiaeree dei ribelli. Gli Houthi però, che controllano grandi città tra cui la capitale Sanaa, oltre ad avanzare verso i confini sauditi da venerdì hanno una loro prima postazione sul Mar arabico nel porto di Shaqra, cento km a est di Aden. Dopo le informazioni su 45 civili e circa 80 ribelli uccisi in due giorni, in serata mancavano dati attendibili su altre vittime. In questo scenario l'Onu ha comunque iniziato ad evacuare il proprio personale da Sanaa richiamando oltre cento persone. A Sharm el Sheikh il presidente Hadi ha esortato gli yemeniti a scendere in piazza per imporre il suo ritorno. Nei loro discorsi di apertura del summit, il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi e l'emiro del Kuwait Sabah IV hanno più o meno velatamente accusato l'Iran di aver causato il colpo di stato. Mentre Hadi ha esplicitamente definito i ribelli Houthi «marionette dell'Iran».
Nell'esortare ad aprire un negoziato, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon ha detto che quella del dialogo è «l'unica possibilità» per evitare «un lungo conflitto». Questa prospettiva di tempi lunghi, aggiunta all'affermazione del ministro degli Esteri yemenita Riad Yassin sul fatto che la necessità di un intervento anche via terra è «possibile», hanno attribuito credibilità ad un auspicio egiziano: che la futura «Kowa», la «Forza militare araba comune» di intervento rapido probabilmente dotata di 40mila uomini, sia impiegata per la prima volta proprio nello Yemen. Il varo formale della Forza dovrebbe avvenire nelle prossime ore ma sono già previsti almeno quattro mesi di «gestazione»
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