WASHINGTON. Gli Stati Uniti hanno evacuato il personale americano ancora presente nello Yemen. La decisione è stata presa dal Dipartimento di Stato, che non ha fornito dettagli sul numero di persone trasferite.
Nel Paese la tensione è altissima dopo i recenti attentati suicidi a Sanaa e lo scontro tra miliziani sciiti e le forze lealiste del presidente Abed Rabbo Mansur Hadi.
Ieri gli Stati Uniti avevano evacuato 100 uomini delle forze speciali dalla base aerea di Annad, vicina ad una località conquistata da qaedisti.
Il Consiglio di sicurezza dell'Onu si riunirà nel pomeriggio di oggi, domenica 22 marzo, per fare il punto sulla critica situazione in Yemen. Lo comunica il Palazzo di Vetro. L'incontro è fissato per le 15 ora di New York (le 21 in Italia).
Dopo l'uccisione di oltre 140 persone in sanguinosi attentati suicidi a Sanaa, è ormai scontro frontale in Yemen tra miliziani sciiti filo-iraniani e le forze lealiste del contestato presidente Abed Rabbo Mansur Hadi, formalmente sostenuto da Stati Uniti e Arabia Saudita. In questo quadro di estrema tensione Washington, secondo quanto si apprende da fonti dell'amministrazione, ha deciso di evacuare una propria base vicina a una località conquistata nelle ultime 24 ore da miliziani qaedisti nel sud del Paese. Si tratta della base aerea di Annad, nei pressi della cittadina al Huta, ieri conquistata da qaedisti che avevano ucciso una ventina di militari governativi. Nella base sono stazionati un centinaio di agenti delle forze speciali Usa e consiglieri militari americani ed europei, impegnati a sostenere l'ormai deposto governo di Sanaa nella lotta ai qaedisti.
Non si hanno cifre precise del numero di militari Usa evacuati, nè è chiaro se i soldati e i consiglieri siano già fuori dallo Yemen o siano stati temporaneamente trasferiti in altre regioni del Paese. Washington da anni conduce una guerra senza quartiere contro cellule di al Qaida nel sud e nell'est del Paese, impiegando aerei senza pilota (droni). Oggi, tra l'altro, si è registrato un nuovo innalzamento della tensione politica e militare tra i due principali fronti: i miliziani sciiti Huthi, che hanno oggi ricevuto 185 tonnellate di armi da una nave iraniana attraccata nel porto di Salif sul Mar Rosso, e le forze lealiste strette attorno alla sempre più traballante autorità del presidente Abed Rabbo Mansur Hadi.
Quest'ultimo ha interrotto il lungo silenzio e, rivolgendosi alle vittime del quadruplice attentato suicida compiuto ieri contro due moschee sciite di Sanaa e nel quale sono morte oltre 140 persone, ha definito gli Huthi «estremisti» alla stregua dei qaedisti. «Entrambi vogliono dividere il Paese e non vogliono il bene degli yemeniti», ha detto il presidente, che ha anche accusato i miliziani sciiti di aver compiuto «un golpe contro la legittimità costituzionale». I miliziani, che negano ogni legame con Teheran nonostante la Repubblica islamica abbia esplicitamente offerto il suo sostegno alla loro lotta, hanno risposto in serata chiamando i loro seguaci alla «mobilitazione generale» contro le forze di Hadi, accusate a loro volta di «estremismo».
Hadi aveva negli anni scorsi preso il posto di Ali Abdallah Saleh, deposto a seguito delle proteste anti-regime scoppiate nel 2011. Saleh, che per anni aveva guidato la guerra ai miliziani Huthi arroccati nel nord, è ora tornato sulla scena. E in funzione anti-Hadi sostiene proprio la causa dei suoi ex nemici, gli insorti zaiditi. Lo zaidismo è una branca dello sciismo a cui appartiene lo stesso Saleh. Nei giorni scorsi, gli Huthi e miliziani filo-Saleh si erano scontrati con i lealisti nel sud, nei pressi del porto di Aden dove nelle ultime settimane Hadi ha stabilito il suo governo, deposto a settembre durante il golpe degli Huthi. Aden è anche la roccaforte dei separatisti, tradizionalmente ostili a Sanaa e, adesso, schieratisi in sostegno di Hadi contro l'asse Saleh-Huthi.
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