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L'inchiesta di Der Spiegel: "Siria ha un impianto atomico segreto"

Secondo il giornale il regime siriano, grande alleato di Teheran nella regione, avrebbe fabbricato la bomba atomica, proprio con l'aiuto dei pasdaran iraniani e del loro braccio in Libano, le milizie sciite Hezbollah

Foto Ansa

 BEIRUT. Un Occidente che dopo un braccio di ferro durato 11 anni spera di chiudere un accordo per impedire all'Iran di dotarsi di armi nucleari, si trova improvvisamente di fronte alla possibilità che sia il regime siriano, grande alleato di Teheran nella regione, a fabbricare la bomba atomica, proprio con l'aiuto dei pasdaran iraniani e del loro braccio in Libano, le milizie sciite Hezbollah.

È questo quanto scrive il settimanale tedesco Der Spiegel, affermando di avere saputo da fonti di intelligence dell'esistenza di un impianto segreto sotterraneo situato a soli due chilometri dal confine libanese.

Si tratta, se confermato, di uno sviluppo tale da rimettere in discussione il quadro strategico relativo alla regione e al regime del presidente Bashar al Assad, impegnato da oltre tre anni in un conflitto civile interno e che si riteneva ormai sprovvisto di armi non convenzionali.

Con un blitz compiuto nel settembre del 2007 nel deserto della provincia orientale di Deyr az Zor, infatti, Israele aveva distrutto un primo impianto atomico realizzato da Damasco, quello di Kibar.

Mentre con un'azione internazionale scaturita da un accordo russo-americano del 2013, è stato smantellato l'arsenale chimico siriano.

Spiegel cita uno studio dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) secondo il quale, dopo la distruzione di Kibar, Assad sarebbe rimasto in possesso di 50 tonnellate di uranio naturale che, se arricchito, potrebbe essere sufficiente per costruire da tre a cinque bombe atomiche.

Per un periodo il materiale sarebbe stato nascosto in un sito a Marj as Sultan, una quindicina di chilometri da Damasco, per essere poi spostato, con l'aiuto di Hezbollah, in un impianto sotterraneo realizzato nei pressi di Qusayr. Questa cittadina, vicino alla frontiera nord-orientale libanese, è rimasta per un anno nelle mani dei ribelli anti-Assad, ma è stata riconquistata nel 2013 dai lealisti con l'appoggio decisivo delle milizie sciite libanesi.

Le ultime immagini satellitari, secondo il settimanale tedesco, mostrano sei strutture: un alloggiamento per le guardie e cinque tettoie, tre delle quali nascondono entrate al sito sottostante. Un particolare sospetto è un profondo pozzo che collega l'impianto al lago di Zaita, distante quattro chilometri, una risorsa idrica «non necessaria ad un deposito di armi convenzionali, ma essenziale per un impianto nucleare».

Lo Spiegel afferma che tra le prove raccolte da agenzie di intelligence vi sono le conversazioni via radio di un alto funzionario di Hezbollah con Ibrahim Othman, il capo della Commissione siriana per l'energia atomica.

In codice l'impianto sarebbe chiamato 'Zamzam', il nome di un pozzo che nella tradizione islamica si ritiene creato miracolosamente da Dio nel deserto dell'attuale Arabia Saudita per salvare la moglie di Abramo e il loro figlio Ismaele.  Ma nelle conversazioni si farebbe riferimento anche al lavoro sul sito di membri dei Guardiani della rivoluzione iraniani, che fanno capo direttamente alla Guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, e che per le operazioni all'estero non hanno bisogno del via libera del presidente Hassan Rohani, il cui governo intanto continua le trattative con la comunità internazionale sul programma nucleare della Repubblica islamica.

Alcuni esperti citati da Spiegel ritengono inoltre che nel progetto sia impegnata anche la Corea del Nord, forse attraverso Chou Ji Bu, un ingegnere che ha cooperato alla costruzione del reattore nordcoreano di Yongbyon.

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