ROMA. Sono morti mentre stavano andando a scuola come ogni giorno a bordo di uno sgangherato pullmino nella provincia yemenita di Baida. Sono saltati in aria, senza alcuna possibilità di salvezza, quando un'autobomba si è lanciata a tutta velocità contro il loro scuolabus fermo a un posto di blocco.
Dei 15 bambini (secondo alcune fonti erano tutte bambine e frequentavano le elementari) sono rimasti solo brandelli di corpi dilaniati e bruciati insieme ai loro quaderni, alle penne, alle speranze. Altre dieci persone hanno fatto la stessa fine.
Secondo i servizi di sicurezza yemeniti, nel sanguinoso attentato «al-Qaida ha lasciato la sua impronta». Al-Qaida, cioè l'organizzazione integralista islamica a stragrande maggioranza sunnita che sta subendo pesanti rovesci ad opera dei miliziani sciiti Houthi, da un paio di mesi sempre più padroni della città di Rada e delle aree circostanti.
Sullo scuolabus fatto saltare in aria c'erano solo bambini sciiti, il check point - situato nei pressi dell'abitazione di un leader houthi - era controllato da miliziani sciiti. Che però non sono riusciti a fermare il kamikaze e a salvare i loro figli. Illeso, secondo fonti militari, Abdallah Idris, forse il vero obiettivo dell'attacco.
Attentati suicidi, bombe e incursioni di gruppi pesantemente armati si sono moltiplicati da quando le milizie sciite in autunno hanno rafforzato la loro presenza a Rada, sull'onda di una folgorante offensiva scatenata dalla loro roccaforte nel nord, Saada.
Già il 21 settembre avevano preso il controllo della capitale Sanaa e da lì continuano ad avanzare nel centro e nell'ovest del Paese. Una progressione che li sta portando a scontrarsi con sempre maggiore frequenza con le tribù sunnite e con al-Qaida nella Penisola arabica (Aqap) che proprio tra queste comunità recluta buona parte dei propri uomini.
Tra l'altro il moltiplicarsi dei combattimenti sta ulteriormente riducendo l'autorità del governo yemenita, formato da Khaled Bahad all'inizio di novembre ma anch'esso lacerato dai contrasti tra sciiti e sunniti. Proprio oggi nella capitale si segnalano tre episodi fortemente indicativi dell'inconsistenza dello Stato: il Parlamento non ha ottenuto la fiducia, il ministero della Difesa ha dovuto subire l'assedio di miliziani houthi in armi, la sede del quotidiano ufficiale al-Thura è stata «invasa» da altri combattenti sciiti che con la forza hanno costretto a dimettersi il presidente del Consiglio di amministrazione e ne hanno insediato un altro «per porre fine alla corruzione».
Una situazione sempre più fuori controllo da quando una rivolta popolare ha costretto il presidente Alì Abdallah Saleh a lasciare il potere tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012. Con gli «accordi» tra sciiti e sunniti regolarmente disattesi. In mezzo, civili inermi che continuano a morire.
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