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Ebola, guariti i primi pazienti curati in Germania e in Francia

Ma negli Stati Uniti il liberiano Thomas Duncan che ha portato Ebola in America è adesso in condizioni critiche.

BERLINO. Due guarigioni in Europa rischiarano l'orizzonte di un'altra pesante giornata sul fronte Ebola. Ma negli Stati Uniti il liberiano Thomas Duncan che ha portato Ebola in America e rischia di essere incriminato per aver mentito sul questionario in aeroporto in merito ai suoi
contatti con persone contagiate, è adesso in condizioni critiche.

Intanto l'allarme per il virus dilaga su scala mondiale: un volo United Airlines da Bruxelles è stato accolto ieri sera a Newark da agenti federali dei CdC in tute anti-contagio, dopo che un passeggero a bordo ha manifestato sintomi del virus. E alla Mecca, dove ieri è cominciato l'annuale pellegrinaggio, sono stati mobilitati 22.000 medici addestrati per riconoscere i sintomi del virus e isolare gli eventuali casi. Le autorità saudite hanno anche adottato misure severe, a partire dal blocco dei visti per i fedeli di Sierra
Leone, Liberia e Guinea.

Ad Amburgo, il primo paziente ricoverato in Germania, nel policlinico universitario di Eppendorf, è stato dimesso ieri mattina: «Sta bene e non è più contagioso da molti giorni. Siamo molto contenti per lui e del fatto che possa tornare nel suo Paese», ha fatto sapere l'ospedale. L'uomo, originario del Senegal, si era ammalato nel corso della sua attività in un laboratorio del Sierra Leone. Era stato trasportato ad Amburgo, per le cure, a fine agosto.

Incerte restano invece le speranze per il secondo contagiato approdato in Germania, ieri a Francoforte: è in condizioni molto critiche. Anche la prima paziente francese è guarita e ha lasciato l'ospedale militare Begin di Saint-Mande, alle porte di Parigi. Volontaria per Medici senza frontiere, era rimasta contaminata in Liberia ed era stata rimpatriata in Francia, il 19 settembre.

Il ministro della Salute Marisol Touraine ha spiegato oggi in una nota che la donna è stata sottoposta a cure sperimentali con il farmaco antivirale messo a punto dalla giapponese Toyama Chemical, a base di Favipiravir (T-705). Assumibile in compresse, è attualmente sottoposto ai test clinici negli Usa per l'influenza, dopo essere stato approvato lo scorso marzo in Giappone.

Due gocce nel mare, rispetto ai numeri dell'epidemia che sta flagellando l'Africa occidentale, dove finora - in Sierra Leone, Guinea, Liberia, Nigeria e Senegal - ha provocato 3.439 morti, secondo l'ultimo bilancio reso noto ieri dall'Oms.  Negli Usa, il centro federale per la prevenzione Ccd di Atlanta, ha reso noto di aver ricevuto un centinaio di segnalazioni e richieste di controllo in diversi ospedali degli Stati Uniti. Dove va avanti la vicenda del liberiano Thomas Duncan che - ha riferito l'ospedale di Dallas che lo ha in cura in terapia - è passato da uno stato clinico «grave» a «critico». Oggi la famiglia con cui viveva rimasta segregata per giorni in attesa della decontaminazione della loro abitazione, dopo ritardi e polemiche, è stata finalmente trasferita in una nuova casa nella quale resteranno fino al 19 ottobre, in attesa di verificare se abbiano contratto il virus

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