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Accettato il ricorso del Governo spagnolo: a novembre la Catalogna non voterà per l'indipendenza

La consultazione dovrà così essere sospesa per almeno 5 mesi, periodo entro il quale la Corte deciderà sulla legittimità sul decreto di convocazione del referendum

MADRID.  Il referendum per l'indipendenza della Catalogna, annunciato dalla regione guidata da Artur Mas per il 9 novembre, è sospeso. Lo ha deciso la Corte costituzionale spagnola, accogliendo il ricorso presentato da Madrid. Un passo, quello del governo Rajoy, annunciato da settimane e che ufficializza lo scontro sul piano istituzionale con una crisi senza precedenti fra la capitale spagnola e Barcellona.

Un «dovere», lo ha definito il premier dopo aver riunito oggi il Consiglio dei ministri in seduta straordinaria per approvare il ricorso sulla legge e sul decreto con il quale l'esecutivo catalano di Artur Mas ha convocato il referendum consultivo sull'autodeterminazione per il 9 novembre. Ricorso che l'Alta Corte ha accolto «all'unanimità», sospendendo per cinque mesi le norme in questione. Fino al giudizio di merito. Rendendo di fatto l'eventuale consultazione illegittima fino al suo pronunciamento. La consultazione «attenta ai diritti dell'insieme degli spagnoli» e «all'unità indissolubile della Spagna», ha tuonato Rajoy, impiegando toni durissimi per «deplorare profondamente» la convocazione di un referendum «contrario alla legge, che ferisce la democrazia, divide i catalani e li allontana dalla Spagna e dal resto d'Europa», oltre ad «alimentare la frustrazione».

Il primo ministro ha accusato Mas di aver imposto «una politica di decisioni unilaterali e fatti compiuti». Tuttavia, ha lasciato la porta aperta a una riforma costituzionale e, nonostante la distanza di posizioni fra Madrid e la Catalogna, ha offerto a Mas «un dialogo nella legge». «Siamo ancora in tempo a raddrizzare la rotta», ha insistito.  La Corte costituzionale, riunita d'urgenza in serata, potrebbe accogliere subito il ricorso del governo, con l'effetto di sospendere cautelativamente la consultazione, fino al pronunciamento di merito. Restano però aperte le incognite sul futuro immediato: su cosa farà il governo se la Generalitat ignorerà il verdetto, convocando comunque le urne.  «Non voglio contemplare uno scenario diverso» dal rispetto della decisione dell'Alta Corte, ha tagliato corto Rajoy. Ma la preoccupazione che la sfida catalana possa sfociare in insubordinazione è alta se, come riferiscono alcuni media, Madrid ha già dato ordine all'azienda delle Poste, dipendente dal ministero delle Infrastrutture, di non partecipare alla distribuzione di materiale informativo e schede per la consultazione in Catalogna. Il che produrrebbe, come ulteriore effetto, l'impossibilità per i catalani all'estero di votare.  E allo scenario 'post divietò lavora intensamente il governo della Generalitat, che oggi per mezzo del portavoce Fancesc Homs ha confermato che prepara «controdeduzioni» al ricorso di Madrid, definito «uno dei maggiori errori della democrazia spagnola da parte del governo centrale». Mentre ha assicurato che l'esecutivo catalano andrà avanti «con gli atti preparativi» del referendum. Allo stesso modo si è espresso il leader di Esquerra Repubblicana de Catalunya Oriol Junquera, partner di governo di Mas, nell'assicurare che il divieto della Corte costituzionale «non porrà fine al processo sulla sovranità».  E mentre il popolo indipendentista è pronto a rispondere all'appello dell'Associazione nazionale catalana a «scendere in piazza subito in difesa del referendum del 9 novembre», a Madrid come in Catalogna giuristi e media si interrogano su fin dove arriverà lo scontro istituzionale, che non ha precedenti nella democrazia spagnola. L'articolo 155 della costituzione stabilisce che il governo potrà adottare «le misure necessarie» se una comunità autonoma «viola la legalità o attenta gravemente all'interesse generale della Spagna».

Non parla esplicitamente del commissariamento della regione o dell'impiego delle forze armate ma segnala che, per l'applicazione di tali misure, l'esecutivo potrà «dare istruzioni» alle comunità autonome. Lo scontro è appena cominciato.

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