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Hollande rimanda la resa dei conti: "E' un momento doloroso ma privato"

PARIGI. "E' un momento doloroso ma sono affari privati". Mai irritato o scosso, a tratti grave o minaccioso, Francois Hollande è sceso nell'arena all'Eliseo e ha sfidato i giornalisti per quasi tre ore. Ha parlato di quello che voleva, ha rifiutato il confronto sulla sua vicenda personale, non ha mai accennato all'amante Julie Gayet. Mentre sulla compagna Valerie Trierweiler, sempre ricoverata, ha tagliato corto: "Riposa, e non ho altro da dire".

Il "feuilleton", come l'ha chiamato Segolene Royal, continua. Hollande ha preso tempo, l'ha fatto con tutto comodo, rispondendo comodamente alla domanda di un giornalista della stampa presidenziale che scrive per Le Figaro: "Capisco la sua domanda, sono certo che capirà la mia risposta - ha esordito -. Ognuno nella sua vita personale può attraversare delle prove. E' il nostro caso, sono momenti dolorosi. Ma ho un principio, gli affari privati si affrontano in privato. In un'intimità rispettosa di ognuno di noi. Non è né il momento né il luogo, non risponderò qui a nessuna di queste domande".

Il giornalista aveva evocato la visita dell'11 febbraio di Hollande (senza Valerie?) negli Stati Uniti, da Barack Obama e signora come una delle scadenze che il capo dell'Eliseo non può
assolutamente affrontare nell'attuale stato di confusione nella vita privata. "Prima di quella data darò una risposta", è stata la promessa di Hollande, che ora ha 28 giorni di tempo. Un'arma a doppio taglio: da un lato può aspettare che la Trierweiler si rimetta e lasci l'ospedale per procedere - come dice il gossip parigino - a una rottura ufficiale. Dall'altro, ogni giorno che passerà senza chiarimento si caricherà di attesa, di polemiche e di nuovi, presunti, "scoop". Soltanto una volta, più avanti nella conferenza, Hollande è tornato sui "fatti privati". E' stato quando un giornalista gli ha chiesto notizie sullo stato di salute di Valerie e lui, evasivo e un po' seccato, ha replicato: "Si riposa, non ho altro da dire".

Per il resto, attacco frontale a Closer, la rivista delle foto rubate, contro la quale nutre "indignazione totale", rassicurazioni sulla sua sicurezza ("garantita ovunque, a Parigi, in Francia e nel mondo") e difesa del "diritto fondamentale alla privacy", che per quanto riguarda la sua
persona è stato "violato". Quanto a Closer, Hollande è stato duro ma ha spiegato che non denuncerà il giornale per non approfittare di una situazione impari: lui, presidente, che trascina un giornale in tribunale ma la rivista che non può farlo a sua volta visto che il presidente gode dell'immunità. "Ma da cittadino comune - ha sottolineato - dovrei perseguire il giornale".

La tensione, palpabile all'inizio della conferenza stampa di inizio anno non soltanto sul volto di Hollande ma anche su quello dei suoi ministri seduti in prima fila, si è dissolta con il passare dei minuti. Hollande ha sviluppato il discorso del 31 dicembre, il suo "patto di responsabilità" con le imprese, fatto di sgravi fiscali e agevolazioni, semplificazioni amministrative ed aiuti per chi assume disoccupati. Non si è nascosto le difficoltà, ha ammesso che la Francia "non ha ancora vinto la battaglia contro la disoccupazione" e deve "imperativamente ritrovare la sua forza economica". Quanto al patto di responsabilità, si tratterebbe "del più grande compromesso sociale da decenni a questa parte".

Non poco spazio ha avuto anche la presunta svolta "liberal" del presidente, che nell'ambito del patto di responsabilità prevede un taglio delle spese dello Stato inedito per la gauche francese. Prima ha assolutamente negato di essere stato "conquistato" dal liberalismo, poi ha risposto con una battuta a un giornalista che gli chiedeva perché non si autodefinisca socialdemocratico, suscitando l'ilarità del Salone delle feste: "Chi non ha capito che sono socialdemocratico, può ancora fare una domanda...". Insomma, si è mostrato a suo agio. E chi a destra si aspettava qualche altro pasticcio, almeno per oggi, è rimasto a bocca asciutta.

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