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Attentato in Libano, nessun militare italiano morto

A dirlo il generale Massimo Fogari, portavoce dello Stato Maggiore. Una violenta esplosione ha investito un veicolo su cui viaggiavano sei militari, tutti feriti ma fuori pericolo

ROMA. Sono fuori pericolo di vita i sei italiani della missione Onu schierata in Libano e i tre civili libanesi feriti oggi a sud di Beirut in un attentato dinamitardo dalle circostanze ancora da chiarire, compiuto proprio mentre nella vicina Siria il regime di Damasco accusa "terroristi" e "salafiti" di esser responsabili delle violenze scoppiate in coincidenza con le manifestazioni anti-regime.    


In mancanza ancora di una rivendicazione, è pressoché definita la ricostruzione di quanto avvenuto all'ingresso del porto meridionale di Sidone: l'ultimo dei quattro mezzi del convoglio logistico dell'Unifil è stato investito attorno alle 16:30 locali (le 15:30 in Italia) dall'esplosione di un ordigno rudimentale nascosto dietro una barriera di cemento sul ciglio della strada e probabilmente, secondo fonti della sicurezza locali, azionato a distanza.    L'attentato è avvenuto a circa un km dall'ingresso di Sidone, nella località di Rmeile, pressoché nello stesso punto in cui nell'agosto 2008 un'esplosione, più lieve di quella odierna, ferì dei caschi blu irlandesi della stessa missione Unifil. La jeep bianca (VM-90) con le insegne dell'Unifil e con la bandiera bianco-azzurra delle Nazioni Unite sul fianco, partita da Beirut e diretta a Tiro, nel cuore dell'area di responsabilità della missione, è stata colpita sul lato anteriore, ferendo in modo grave due dei sei passeggeri: uno alla carotide, operato d'urgenza e salvo per miracolo, l'altro colpito da una scheggia in un occhio. L'esercito italiano mantiene al momento il massimo riserbo sull'identità dei feriti.   


I primi a raggiungere il luogo dell'esplosione sono stati alcuni residenti della vicina località di Rmeile, che hanno dato l'allarme. Drammatica la scena che si è presentata ai soccorritori della Croce rossa libanese e ai primi reporter locali, che hanno immediatamente parlato di due morti: la parte frontale del VM-90 annerita e semidistrutta appoggiata al lato destro della carreggiata, mentre divelte e lacerate le coperture di tela e plastica che coprono la parte centrale e posteriore del mezzo. Sul lato sinistro della superstrada Beirut-Tiro, che in quel punto si divide per incanalare i mezzi che entrano a Sidone, la barriera di cemento armato ha una voragine causata dall'esplosione dell'ordigno che, secondo i primi accertamenti degli inquirenti Unifil e locali, è stato azionato a distanza. Immediatamente dopo l'attentato, alcuni media libanesi avevano accennato all'ipotesi che l'attacco potesse esser stato compiuto da un kamikaze, ma la voce è stata presto fugata.    L'attentato odierno è avvenuto proprio mentre nel palazzo delle Nazioni Unite a New York era in corso la commemorazione dei caschi blu caduti nelle diverse missioni militari dell'Onu in giro per il mondo. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki-moon ha condannato l'attacco e ha espresso la sua vicinanza all'Italia, mentre l'ambasciatore italiano in Libano Giuseppe Morabito, inviato dal ministro degli esteri Franco Frattini al capezzale dei sei italiani feriti (quattro campani e due pugliesi) ricoverati a Sidone, ha definito l'attentato "vigliacco", che "ci addolora e ci stupisce perché il contingente italiano, tutti mi dicono, è il più amato tra quelli del sud del Libano".    Con circa 1.700 soldati, il contingente italiano è dall'autunno 2006 il più numeroso dell'Unifil, attualmente comandata da un generale spagnolo e presente nel sud del Libano dal 1978. L'Unifil, che oggi conta circa 13.000 militari di 33 nazioni diverse, era stata rafforzata immediatamente dopo l'interruzione delle ostilità tra Israele e il movimento sciita Hezbollah nel sud Libano, nell'estate di cinque anni fa.    


In serata il premier libanese uscente Saad Hariri ha condannato "con forza l'atto terroristico" e ha espresso solidarietà con i caschi blu dell'Unifil e con il governo italiano. Con una velata allusione alla Siria, Hariri ha anche messo "in guardia chiunque tenti di usare il Libano come nuovo terreno per inviare messaggi contro la comunità internazionale, e contro l'Unifil in particolare".     Nei giorni scorsi Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, movimento sciita alleato di Siria e Iran, ha proclamato la propria fedeltà al  regime siriano, scosso da oltre due mesi di proteste di piazza.

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