Mercoledì 18 Dicembre 2024

Presidenza Ars e assessorati, tra i vincitori è già tira e molla

Renato Schifani

Renato Schifani incontrerà i partiti per cominciare a parlare della formazione della giunta solo da lunedì. Il presidente impiegherà i prossimi giorni per un blitz a Roma e poi si concederà una pausa per ricaricare le pile nel week end. Intanto però le mosse dei big del voto e la ricerca di nuovi equilibri dentro i partiti rischiano di complicare la vita al nuovo inquilino di Palazzo d’Orleans. Le prime indiscrezioni sui nomi che dovrebbero finire nel taccuino del presidente - il forzista Francesco Cascio alla Sanità, il leghista Luca Sammartino e Giusy Savarino di Fratelli d’Italia - hanno funzionato da detonatore per un dibattito subito infuocato.

Presidenza dell’Ars a un etneo

In Fratelli d’Italia è l’ala di Diventerà Bellissima che ieri ha scoperto le carte. I deputati di spiccata estrazione musumeciana sono almeno 7 sui 13 eletti col simbolo della meloni. E tendono a far pendere verso la Sicilia orientale la scelta dei nomi per i ruoli chiave. In quest’ottica vanno lette le indiscrezioni circolate ieri sulla possibile candidatura alla presidenza dell’Ars di Gaetano Galvagno. Il deputato etneo alla seconda legislatura sfrutterebbe il fatto che l’uomo in pole position, l’altro musumeciano Alessandro Aricò, è palermitano come Schifani. La destra proverà quindi a riequilibrare geograficamente le due principali cariche della Regione. Una mossa che potrebbe favorire anche un secondo big vicino a Musumeci, il ragusano Giorgio Assenza. E non va trascurato il fatto che il recordman di voti, il palermitano Edy Tamajo, ieri ha ammesso di aspirare nella presidenza dell’Ars in alternativa a un assessorato.

Braccio di ferro sulla Sanità

Allo stesso modo Fratelli d’Italia chiederà a Schifani la guida della Sanità. E questo è un modo implicito per dire no a Cascio, il cui nome anticipato dal Giornale di Sicilia è filtrato martedì da ambienti di Forza Italia. L’area etnea di Fratelli d’Italia proverà ad avanzare in seconda battuta una proposta di mediazione chiedendo di puntare eventualmente su un tecnico non identificabile con un solo partito. Ma Schifani ha detto martedì a Tgs di voler puntare su politici con esperienza di governo.

La divisione degli assessorati

Dentro Fratelli d’Italia è in pole position per un posto in giunta la agrigentina Giusy Savarino. E tuttavia anche in questo caso ieri è circolato il piano B: la donna in giunta (per legge questa volta ce ne dovranno essere 4) per FdI potrebbe essere la palermitana Brigida Alaimo, prima dei non eletti e forte del sostegno di Carolina Varchi, Raoul Russo e del neo-acquisto Toto Cordaro. Sarebbe un modo per ampliare la platea dei graduati di FdI aggiungendo la Alaimo ai 13 eletti. Il quadro è complicato dal fatto che Fratelli d’Italia vorrebbe 4 assessorati più la presidenza dell’Ars. Lo stesso tesoretto di poltrone chiede Forza Italia. E una richiesta analoga aveva avanzato prima delle elezioni la Lega ma il risultato delle urne suggerisce ai salviniani di accontentarsi di due assessorati, sempre che Schifani proponga loro questa ipotesi. Che a sua volta metterebbe in difficoltà il presidente su un altro fronte, quello dei partiti centristi: Mpa e Dc hanno ottenuto la stessa percentuale della Lega. A quel punto è chiaro che non si accontenterebbero di avere meno assessori: e il quadro salterebbe perché per dare due assessori ciascuno a Lega, Mpa e Dc e 4 a FdI e FI non basterebbero le postazioni.

Le mosse del presidente

Per questo i partiti centristi hanno fatto filtrare che avanzeranno la proposta di dividere così i 12 assessorati: 2 ciascuno a Lega, Dc ed Mpa, tre ciascuno a Forza Italia e Fratelli d’Italia (che prenderebbe anche la presidenza dell’Ars). Finirà così? Non è detto. Perché Schifani avrebbe sì in mente di dare tre assessori ciascuno ai due principali partiti ma starebbe anche pensando di tenere un paio di postazione per uomini di sua fiducia - come ha fatto Lagalla a Palermo - e ciò lo costringerebbe a ridurre le prospettive di Lega, Dc e Mpa. Una difficile ricerca di equilibri che rischia di allungare di molto i tempi di formazione del governo. Al punto che navigati esponenti di Forza Italia ieri suggerivano di tenere ben presente quanto tempo ha impiegato Lagalla a formare la giunta di Palermo dopo il voto (oltre un mese).

Il caso donne

Ieri Schifani ha provato a smorzare tutte le indiscrezioni che stanno filtrando in queste ore facendo sapere «di non aver ancora parlato con nessun partito della giunta e di aver in programma di aprire il dossier solo da lunedì». In tutto questo si innesta la nuova norma che impone a Schifani di nominare 4 donne in giunta. E solo Cuffaro sarebbe pronto in questo senso: il nome è quello di Nuccia Albano o un tecnico d’area nel caso alla Dc venga assegnata l’Agricoltura. Per il resto la fila è lunghissima: la leghista Marianna Caronia, la forzista Margherita La Rocca Ruvolo. E ci sono poi le grandi escluse che potrebbero essere così ripescate: in primis una fra le forziste Stefania Prestigiacomo e Gabriella Giammanco.  

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