Giorgia Meloni, a casa, mette in ordine i pensieri sul futuro governo, lasciando ai suoi dirigenti l’onere e l’onore di incontrare la stampa nell’albergo quartier generale, dove stanotte ha annunciato la vittoria. Enrico Letta, suo principale competitor, nelle stesse ore avvia la stagione congressuale del Pd dove non si presenterà candidato, chiudendo così la segreteria iniziata nel marzo 2021 non senza accusare, più e più volte in conferenza stampa, il leader del M5s Giuseppe Conte «responsabile della caduta del governo Draghi che oggi porta la Meloni a Palazzo Chigi».
«Altri gestiranno», dice mestamente Letta, chiamando però il centrosinistra a non abbandonare l’idea del campo largo, a non andare «in ordine sparso» all’opposizione del nuovo governo di centrodestra. Finisce l’era Letta, che accompagnerà il Pd al congresso in cui si dovrà tagliare il nodo gordiano dell’alleanza con Conte, che riceve l’endorsement di Beppe Grillo. Intanto Luigi Di Maio esce di scena, ammettendo la sonora sconfitta che lo lascia fuori dal Parlamento.
Nel centrodestra - mentre in Sicilia inizia lo spoglio per le Regionali che tanto diranno anche sugli equilibri del voto nazionale - ammette la delusione per il risultato ad una cifra anche Matteo Salvini. «Sono andato a letto incazzato ma mi sono svegliato carico a molla perché abbiamo 5 anni di governo e ampi margini per recuperare», assicura spiegando che la Lega ha pagato nelle urne il sostegno a Draghi. «Risultato deludente, ora analisi seria delle cause», non gli fa sconti però il governatore del Veneto Luca Zaia, in asse in questi mesi con gli altri presidenti di regione leghisti, oggi riuniti in vertice per ragionare sul crollo del partito e sul fallimento del progetto di una Lega nazionale. Mentre Silvio Berlusconi torna in Senato («Ma non sarà presidente di Palazzo Madama», assicurano i suoi) e giudica «determinante» il contributo di Forza Italia alla vittoria, si contano sulle dita di una mano le avversarie politiche che riconoscono a Giorgia Meloni di aver sfondato il tetto di cristallo: Serracchiani, Boschi, Morani.
Si fa notare il silenzio anche social di Matteo Renzi - in Giappone per i funerali dell’ex premier Abe Shinzo - mentre Carlo Calenda, front man del Terzo Polo, ammette la sconfitta davanti alla stampa e promette una opposizione senza sconti al governo.
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