Meno italiani alle urne rispetto a quattro anni fa, almeno secondo le percentuali. Continua a scendere l’affluenza di elettori e crolla al Sud rispetto al 2018. Cambia ancora la geografia della partecipazione al voto, nel Mezzogiorno sale l’astensionismo e in nessuna regione il dato supera o eguaglia quello delle precedenti elezioni politiche: a livello nazionale il gap è di oltre 7 punti percentuali, ma in alcuni casi, come in Campania, raggiunge il -15 punti.
A quattro ore dalla chiusura dei urne, alle ore 19, l’affluenza era del 51,14%.
Rispetto al 2018 le regioni che registrano il minor calo dell’affluenza sono Lazio (-2,3) e Lombardia (-4,2), Toscana (-5,8) e Friuli-Venezia Giulia (-6,2). L’Emilia Romagna è invece la regione dove in percentuale si è votato di più, al 59,76 (ore 19). I cali più importanti dell’affluenza rispetto a quattro anni fa si registrano invece in Campania (-13,9), Calabria (-12,7), Molise (-12,4), Basilicata (-11,9) e Sardegna (-11,5). In Sicilia alle 19 aveva votato il 41,90% degli aventi diritto.
Alle precedenti politiche invece era stato proprio il Sud a trainare i dati di affluenza rispetto al passato, un elemento che - visti poi i risultati elettorali - aveva portato alte percentuali di voto per il Movimento 5 stelle, primo partito alle elezioni 2018.
Quest’anno i numeri sono in minor calo - secondo le rilevazioni di YouTrend - nei Comuni dove ci sono più laureati, occupati e con maggiore presenza di stranieri mentre diminuiscono ulteriormente dove c’è maggiore presenza di disoccupati e dove c’è una minor presenza di stranieri. Ancora, analizzando i dati pervenuti alle 19, in base alle caratteristiche dei Comuni, l’affluenza cala maggiormente in quelli meno popolosi e con il reddito inferiore rispetto a quelli più popolosi e con il reddito medio più alto.
A Roma ha votato il 54,15% (rispetto al 56,24% delle precedenti politiche) e a Rieti, in controtendenza, l’affluenza aumenta: 54,29% rispetto al 53,71%. A Palermo il 42,61.
Inoltre, puntando la lente di ingrandimento su grandi città come la capitale, i municipi periferici della capitale, sia nelle aree popolari sia in quelle benestanti conservatrici, sono quelli dove l’affluenza per il voto è minore. In quelli storicamente progressisti l’affluenza cresce più della media - e molti ricadono nel collegio dove sono candidati Calenda e Bonino.
Errori e querele
Durante l’unica giornata di voto in tutta Italia, non sono mancati gli errori, i disguidi, le contestazioni e persino le querele.
Alcune code si sono registrate in diversi seggi della Capitale e a Bari con elettori che, in diversi casi, hanno atteso oltre mezz’ora per votare e in alcuni episodi anche a causa di lentezze nelle procedure di voto dovute al tagliando antifrode, quello attaccato a un lembo della scheda e che va staccato prima di essere inserito nell’urna. Sempre a Roma in una scuola gli elettori con disabilità non hanno potuto votare se non dopo aver aspettato per ora la riparazione di un ascensore guasto.
Disagi sono stati segnalati anche da alcuni cittadini malati di Covid che, nonostante una pec inviata agli uffici del Comune per la richiesta di voto a domicilio, non avrebbero ricevuto risposte.
Giovanni Barbera, membro del comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista, ha segnalato situazioni di «caos» nella capitale, con seggi in cui si sarebbero fatti votare elettori che portano nella cabina i telefonini e che poi postano le foto sui social e il caso di una cabina elettorale collocata fuori dal seggio, nell’androne della scuola, con schede elettorali portate fuori dal seggio, che avrebbero viaggiano tra un piano all’altro, passando tra le persone in coda per votare.
A Torre del Greco, nel Napoletano, un guasto ai server del Comune, ha rallentato le duplicazioni dei certificati elettorali, tanto che è stato consentito di votare con quelli esauriti o non aggiornati.
A Genova un errore di stampa o di assemblaggio di alcuni manifesti affissi in un seggio del centro ha fatto scomparire i nomi di alcuni candidati e ha inserito al loro posto quelli di un altro collegio.
Nell’Imperiese invece, a Santo Stefano mare, alcuni elettori si sono ritrovati a votare già per le elezioni del 2025, per un errore sul timbro della scheda elettorale. A Cagliari la candidata della Lega, Roberta Loi, ha segnalato che nel plurinominale per il Senato, al posto di «Roberta» è stato stampato il nome di «Roberto».
A Bologna Cathy La Torre, avvocata e attivista per i diritti della comunità Lgbt, ha invece detto di essere stata insultata da uno scrutatore, per il quale ha ora preannunciato una querela.
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