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Oltre un anno di caldo anomalo e la natura impazzisce, gli alberi da frutto fioriscono con sei mesi di anticipo

albero di pesco

Niente da fare, l’autunno non cambia il quadro dell’Isola: insieme alla siccità resta pure il caldo, tanto da archiviare il mese scorso come il tredicesimo consecutivo con temperature sopra la media stagionale, mentre il clima pazzo manda in tilt molti alberi da frutto, ingannati dalla colonnina di mercurio e fioriti con circa sei mesi di anticipo.

A certificare la prima anomalia è il Sias, il Servizio informativo agrometeorologico siciliano, spiegando che l’ondata di afa registrata circa due settimane «ha impedito che settembre 2024 interrompesse una lunga serie, iniziata con settembre 2023, di mesi più caldi della norma». Se infatti gli ultimi scampoli d’estate sono stati caratterizzati «da una prolungata fase con temperature inferiori alla media del periodo», sul bilancio finale «risulta tuttavia prevalente il peso delle intense ondate di calore che hanno caratterizzato i giorni dal 4 all’8 e dal 26 al 28», tanto che la media regionale di settembre, pari a 22 gradi, risulta di 0,4 punti superiore alla norma del periodo 2003-2022», con picco di 39 gradi fotografato a Partinico. Ma a lievitare, oltre alla quantità di giornate calde, è stato anche l’indice Tr20, «che rappresenta il numero di notti tropicali, vale a dire il numero di giorni da inizio anno con temperature minime superiori a 20 gradi, aumentando il suo divario rispetto ai record precedenti, con un valore medio regionale pari a 56». Tanto che l’afa notturna si conferma «come la più rilevante anomalia termica del 2024 osservata finora».

Così, in questo contesto di anormalità, può sembrare addirittura normale un altro tipo di stranezza, rilevata, stavolta ad occhio nudo, da buona parte degli agricoltori dell’Isola: «Molti alberi da frutto, dai peschi ai ciliegi, dai peri fino agli albicocchi, fuorviati da una colonnina di mercurio che non accenna a scendere, cominciano a germogliare o fiorire adesso, in anticipo di due stagioni rispetto alla prossima primavera». A confermarlo è Paolo Calandra, segretario provinciale di Coldiretti Giovani a Enna, spiegando che, oltre al caldo, «complice dell’inganno è stata anche la siccità, che ha determinato un forte stress idrico alle piante, le quali, pur avendo bisogno di vernalizzazione per iniziare il processo di fioritura, cioè di una prolungata esposizione al freddo, per il forte deficit d’acqua accumulato negli ultimi mesi bypassano l’autunno-inverno e si comportano come fosse primavera».

Il guaio è che, mentre le gemme di oggi «saranno bruciate dal gelo – che prima o poi arriverà anche in Sicilia – senza speranze di arrivare a produzione, quando ci sarà da fiorire, cioè nella vera primavera, gli stessi alberi avranno serie difficoltà a germogliare e fruttificare, con il rischio di arrivare a zero raccolto. Una catastrofe per noi agricoltori, già piegati da un’annata di siccità severa, ma anche per i consumatori, perché se noi avremo poco o nulla da vendere nei mercati, loro acquisteranno merce estera, magari meno buona e salutare della nostra».

A soffrire, inoltre, fa notare Calandra, saranno anche le api del territorio, «che in queste ore, dopo mesi di magra a volare sui campi inariditi, stanno tornando finalmente a bottinare nettare, ma tra sei mesi rischiano di non vedere sugli alberi neanche una gemma».

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