I tassi sui mutui scendono da sette mesi e raggiungono il minimo di 18 mesi, e anche il costo per finanziare un prestito da parte delle imprese aggancia il trend discendente. E anche la discesa in volume dei prestiti, legata al rallentamento dell’economia, inizia a frenare. Ma l’incertezza sul futuro - legata anche al quadro geopolitico e a due elezioni chiave, quelle europee appena svolte e quelle americane a novembre - spinge imprese e famiglie a tenere liquidità disinvestita, facendo aumentare i depositi in conto corrente. È il quadro tracciato dal rapporto mensile dell’Abi per il mese di luglio, non dissimile da quello di altri Paesi europei dopo mesi in cui i tassi di mercato avevano iniziato ad anticipare il primo taglio della Bce arrivato a inizio giugno. Nel frattempo la Bce sembra aver tolto dal tavolo un nuovo taglio nella riunione della prossima settimana: più probabile arrivi a settembre e poi ancora a dicembre, con una cautela accentuata proprio dall’incertezza geopolitica (elezioni Usa, esacerbarsi delle tensioni con Russia e Cina e corsa ai dazi) che rischia di ostacolare la discesa dell’inflazione. Se le minute dell’ultimo meeting Bce davano conto di alcuni timori sulla tenuta del processo di disinflazione, un recente sondaggio della Reuters segnala una quota di analisti, rilevante ancorché non maggioritaria, secondo cui è possibile anche un solo nuovo taglio dei tassi entro fine anno. Il rapporto dell’Abi parla di una «stabilizzazione» nella discesa dei tassi di mercato. Il tasso medio sui nuovi mutui ipotecari alle famiglie scende a giugno al 3,56%, rispetto al 3,61% di maggio 2024 e al 4,42% di dicembre 2023. Il valore è il più basso dal 3,01% del dicembre 2022. Bankitalia, i cui dati però si fermano a maggio, nei giorni scorsi aveva indicato un Taeg (comprensivo di spese accessorie) al 4,04%: un calo giudicato ancora insufficiente da alcune associazioni di consumatori. Nel frattempo iniziano ad agganciare il trend discendente i tassi sul credito alle imprese: 5,25% in media giugno contro il 5,38% di maggio e il 5,45% di dicembre 2023, portando il tasso medio sullo stock totale dei prestiti sottoscritti negli anni al 4,77% dal 4,80% del mese precedente. Col ridimensionarsi della la forte ripresa post-pandemica, la domanda di prestiti continua a sgonfiarsi. Ma il trend negativo rallenta dal fondo toccato a settembre 2023, quando i prestiti avevano segnato -3,7%: l’Abi scrive nel rapporto che a giugno 2024 i prestiti a imprese e famiglie sono scesi in volume dell’1,7% rispetto a un anno prima, contro -2,1% di maggio. A giugno 2024, infine, segnano un’inversione di tendenza i depositi dei clienti delle banche, tornati in rialzo (+1,4%) dopo almeno un anno in cui si erano registrate variazioni negative (-0,8% a maggio). «Gli investimenti, in un quadro di incertezza, vengono rinviati», ha spiegato alla stampa il vice direttore generale vicario dell’Abi Gianfranco Torriero: la tendenza a tenere maggiore liquidità non investita, sotto forma di depositi bancari, riguarda anche le imprese e riflette sia una maggior resilienza, sia una maggior prudenza mantenendo liquidità in un quadro di incertezza.