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Alla Regione Siciliana assunti i primi 500 del concorsone, ma c'è bisogno di altri mille dipendenti per colmare tutti i vuoti negli uffici

I lavoratori selezionati destinati ai Centri per l'impiego dell'Isola e ad alcuni settori in sofferenza

La lunga attesa è finita, ma adesso, una volta stabilizzata la barca, ci sarà da farla navigare il più velocemente possibile, specie dopo Capodanno, quando il reddito di cittadinanza andrà definitivamente in pensione e i meccanismi per inserire gli inoccupati nel mondo del lavoro cambieranno. L’attesa è quella patita per due anni dai vincitori del concorsone della Regione Siciliana per rimpinguare i desolati Centri per l’impiego (Cpi) dell'Isola: 487 posti in ballo, tra cui 176 profili professionali Iac (Istruttore amministrativo contabile) e 312 Oml (Operatore mercato del lavoro), in un iter quanto mai travagliato, fra conti in sospeso della Regione, ricorsi dei candidati, graduatorie bloccate e ricompilate.

Ebbene, ora finalmente, grazie all’approvazione del bilancio consolidato 2022 all’Ars, si è potuto dar corso alle assunzioni programmate, con l’immissione in ruolo di 435 unità fra le persone che hanno superato le prove, al netto dei 52 che nel frattempo hanno rinunciato al posto, mentre, attraverso il via libera dei documenti economico-finanziari, sarà possibile contrattualizzare altri 76 dipendenti tra avvocati, ufficiali amministrativi e tecnici vincitori di concorsi diversi e dunque destinati ad altre mansioni. Da martedì (5 dicembre) si firmano i contratti e tra gennaio e febbraio 2024 la Regione potrà contare su 511 nuovi lavoratori: un ingresso, sottolinea il presidente della Regione Renato Schifani, «che ci permetterà di rinforzare l’organico dei Centri per l’impiego e degli uffici in sofferenza». Insomma, «nuova linfa per un’amministrazione regionale affannata per via della scarsità di personale», rimarca l’assessore della Funzione Pubblica, Andrea Messina, spiegando che la cinquantina di posti non coperti nei Cpi per rinuncia dei vincitori «saranno comunque riempiti scorrendo la graduatoria. L’impegno assunto dal nostro governo è quello di riuscire, nell’arco di pochi anni, a restituire slancio a tutti i rami della Pubblica amministrazione con dipendenti numericamente adeguati e competente».

Quanti e per quali uffici? Al netto delle attuali risorse economiche a disposizione, che incidono inevitabilmente sulla programmazione delle assunzioni, la macchina amministrativa, continua Messina, «per funzionare perfettamente avrebbe bisogno di circa mille unità, considerando anche i pensionamenti in vista. Noi, nel corso del prossimo triennio, attraverso nuovi concorsi contiamo di inserire in organico circa 800 unità».

Intanto, il mondo delle imprese plaude all’immissione in ruolo nei Centri per l’impiego, evidenziando però le criticità che restano nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Per il presidente di Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti, «la Regione sta costruendo le impalcature, e va bene così, ma adesso dobbiamo garantire un minimo di contenuti. Perché altrimenti il gap tra formazione e aziende sarà sempre più difficile da ricucire se è vero, come è vero, stando alle indicazioni che arrivano dal nostro Ufficio studi, che negli ultimi 24 mesi il 48% delle realtà produttive del terziario in Sicilia ha cercato personale. Tra chi lo ha fatto, il 71% ha segnalato di avere incontrato difficoltà nel reclutamento (“molta” il 42%, “abbastanza” il 29%). Il principale ostacolo dichiarato dai datori di lavori ha riguardato la scarsità di candidati con competenze, abilità ed esperienze in linea con quelle richieste. Per le imprese, la mancanza di adeguata formazione, rappresenta l’impossibilità di impegnarsi nell’innovazione di servizio, la riduzione dei ricavi, il mancato ampliamento delle attività con nuove sedi e la mancata estensione degli orari di apertura. Ecco perché è opportuno che la Regione possa martellare su questo tasto della formazione e che, soprattutto, si raccordi con le associazioni di categoria».

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