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Appalti a rischio in Sicilia, la Regione scioglie il nodo dei prezzi

Ecco le opere pubbliche rimaste sospese nella «bolla» del caro-materiali che potrebbero adesso ripartire

Centinaia di cantieri edili, per la maggior parte concentrati nell’universo dei beni culturali, dal nuovo museo di Messina a quello di Gela passando per la sfilza di ristrutturazioni previste negli spazi espositivi e nei teatri. Ma nel lungo elenco rientrano anche le strade in fase di realizzazione nel Palermitano e molte altre infrastrutture pubbliche, dai lavori nella Cittadella giudiziaria di Catania fino a quelli programmati nelle reti fognarie e negli impianti di depurazione dell’Isola. Sono le opere pubbliche avviate in Sicilia e rimaste sospese nella bolla del caro-materiali, interrotte dagli imprenditori a fronte dell’aumento spropositato dei prezzi delle materie prime registrato negli ultimi tre anni, che, quantomeno per alcuni capitoli di spesa, rischiava di non essere compensato dai committenti: tutti appalti che potrebbero adesso ripartire, dopo la misura predisposta dal dirigente del Dipartimento tecnico regionale, Duilio Alongi, e firmata venerdì scorso dall’assessore alle Infrastrutture Angelo Aricò.

Si tratta di una circolare, rivolta a tutti gli assessorati regionali, ai liberi consorzi, ai Comuni e agli enti controllati della Regione, che scioglie i nodi del decreto legge 50 del 2022, lo stesso che ha permesso di adeguare il rialzo dei prezzi delle materie prime ai lavori pubblici appaltati a partire dal 2021, consentendo ai committenti di pagare la differenza tra i costi previsti nel progetto iniziale e quelli lievitati a causa del Covid e della guerra in Ucraina, ma considerando solo le voci contenute nei Prezziari regionali, senza citare espressamente, invece, gli altri capitoli di spesa, quelli delle prestazioni cosiddette particolari, come certi tipi di restauro, grandi lavori, interventi complessi o attività non ancora prese in esame dalle tabelle. Un esempio concreto? «Tutte le operazioni svolte dalle macchine, le cui tariffe», spiega Alongi al nostro giornale, «per colpa del rincaro dei carburanti sono aumentate in maniera notevole. Si pensi ai lavori svolti dalle macchine escavatrici o dalle gru. Ebbene, con questa circolare», sulla base dell’orientamento espresso dal ministero delle Infrastrutture e «come già fatto dalla Regione Toscana e dall’Anas, abbiamo specificato che anche i prezzi relativi alle prestazioni particolari, non inclusi nel Prezzario unico regionale, vanno rivisti adeguandoli agli aumenti in corso».

Adeguamento, «che verrà calcolato mediante analisi sulla base della “tabella materiali” e della “tabella manodopera e noli” del Prezzario che abbiamo aggiornato mesi fa, oppure attraverso indagini di mercato». In questo modo, sottolinea Aricò, «si superano alcune controverse interpretazioni da parte delle pubbliche amministrazioni, che avevano escluso dall’adeguamento dei prezzi essenziali voci di spesa», tanto da «rendere assolutamente antieconomico l’appalto conseguito, oltre che rallentare e talvolta sospendere le attività nei cantieri già avviati». Plaude Santo Cutrone, presidente dell’Ance Sicilia, l’Associazione dei costruttori che per centrare il traguardo si è più volte confrontata con la Regione, perché «grazie all’iniziativa dell’assessore Aricò e del dirigente generale Alongi, anche in Sicilia finalmente prevale il buon senso. Un’interpretazione restrittiva, che aveva solo lo scopo di risparmiare facendo ricadere sulle imprese gli oneri degli aumenti di mercato dei materiali da costruzione, dei carburanti e dei prodotti energetici – cosa che non potevamo sostenere – ha rischiato solo di rallentare l’esecuzione di opere pubbliche e la spesa di fondi spesso vincolati a precise scadenze, come nel caso del Pnrr. Adesso le stazioni appaltanti devono correre per recuperare il tempo perduto, analizzando gli aumenti dei costi, riconoscendo il prezzo giusto alle imprese e ripristinando sereni rapporti che consentano di assicurare i tempi di esecuzione e consegna delle opere e la loro qualità».

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