La scintilla che ha acceso la protesta dei laboratori di analisi e degli specialisti convenzionati è scattata tre settimane fa. E non è stata affatto spenta. È una direttiva che l’assessorato regionale alla Sanità ha inviato a tutti i manager delle Asp imponendo loro di farsi restituire dai centri privati 25 milioni erogati nel 2020 in base a una legge che attribuiva carattere temporaneo a questi finanziamenti.
Il recupero di queste somme è stato inserito dall’assessorato fra le misure di ripianamento del maxidisavanzo previsto per il 2023: quei 400 milioni che sono frutto per lo più di fondi legati all’emergenza Covid che quest’anno lo Stato non erogherà e altre entrate straordinarie registrate l’anno scorso che non si ripeteranno ora.
L’input a recuperare queste somme è partito dall’assessorato il 27 gennaio e porta la firma di Mario La Rocca, l’ormai ex dirigente del dipartimento Pianificazione strategica. Il dirigente sottolinea nel provvedimento che le somme erogate nel 2020 per effetto della Finanziaria vanno recuperate «come conferma anche un parere del ministero della Salute emesso il 25 febbraio del 2022».
Da quel momento la protesta diventa fuori controllo e viene decisa la serrata di questi giorni. I 25 milioni sono il frutto di una norma che il capogruppo forzista della scorsa legislatura, Tommaso Calderone (braccio destro di Micciché) fece inserire nella Finanziaria del 2020. Si tratta della manovra votata in pieno lockdown nel primo anno di pandemia: prevedeva di erogare circa il 95% del budget previsto a inizio anno ai privati malgrado questi fossero chiusi (e dunque non svolgessero prestazioni) per effetto delle misure anti-Covid. La Regione pagò quindi una «indennità di funzione», vuoto per pieno, prevedendone il recupero negli anni successivi anche sotto forma di conguaglio di prestazioni extra offerte dai centri privati. Operazione che, scrive La Rocca in una relazione al governo dei giorni scorsi, non è avvenuta.
Sul Giornale di Sicilia oggi in edicola un servizio di Giacinto Pipitone
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