Sarà stata forse la stagnazione economica scatenata tra il 2020 e il 2021 dalla pandemia, oppure, negli ultimi mesi, la crisi energetica innescata dalla guerra, con il caro-bollette che ha ulteriormente rallentato la produttività delle imprese e, dunque, il mercato del lavoro. Ma tant’è: nel giro di quattro anni, dall’era pre-Covid fino allo scorso 31 dicembre, la platea di beneficiari del reddito di cittadinanza (Rdc) in Sicilia è aumentata del 65%, superando la media nazionale (+55%) e piazzando l’Isola al secondo posto per incidenza di assegni staccati, con il 20% sul totale italiano e quasi due miliardi di euro spesi dallo Stato, un’asticella superata solo dalla Campania.
E in costante salita, se si considera che nel 2022, secondo il report consuntivo dell’Inps, oltre ai percettori con almeno una mensilità pagata – passati a 284mila dai 172mila registrati nel 2019 – a crescere è stato anche il numero delle famiglie siciliane richiedenti, con un rialzo del 30% su base annuale, mentre la regione confermava il secondo posto nazionale anche per tasso di inclusione, ossia nel rapporto tra le persone coinvolte dall’Rdc e la popolazione residente, pari a 153 unità ogni mille abitanti. Soglia, quest’ultima, che nelle città metropolitane di Palermo e di Catania, sempre nel 2022, è arrivata, rispettivamente, a 192 e 177 unità ogni mille residenti, piazzando i due territori in seconda e terza posizione nella classifica delle province italiane (al primo posto c’è Napoli) e tra le prime per numeri assoluti, con circa 65mila famiglie beneficiare e 168 mila cittadini coinvolti soltanto nel Palermitano.
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