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Almaviva, il dramma degli angeli del servizio 1500: «Separata e con un figlio autistico, non toglietemi il lavoro»

Simona Capillo dipendente Almaviva, operatore del 1500

In Sicilia 215 lavoratori palermitani e 180 catanesi rischiano di rimanere a breve senza lavoro. Sono dipendenti del servizio 1500 gestito dall'azienda Almaviva di Palermo, numero verde istituito nel 2020 dal Ministero della Salute in piena pandemia covid. In tanti li hanno soprannominati "gli angeli del 1500", perché in un periodo terribile per l'Italia e per l'umanità hanno contribuito, con cuffia, microfono, professionalità e impegno ad informare i cittadini italiani su dpcm, protocolli, direttive, presidi medici e quant'altro, senza esimersi da elargire parole di conforto e aiuto a chi era confuso, disperato o malato. Un punto di riferimento quando al telefono i medici di famiglia o le strutture sanitarie difficilmente rispondevano, oberati com'erano. Hanno aiutato il Paese, ma adesso rischiano di essere dimenticati dallo Stato, visto che il 31 dicembre prossimo il numero verde verrà cessato e Almaviva non ha spazio per riassorbirli in altre commesse. Non è applicabile, tra l'altro, la clausola sociale, utilizzata in altri casi di trasferimento servizio da un'azienda all'altra. Il 1500 spegnerà infatti definitivamente il servizio.

Tra le tante famiglie che tremano per il rischio "perdita lavoro", c'è quella di Simona Capillo, una mamma palermitana di 48 anni, separata e con due figli, uno dei quali autistico. La donna è dipendente Almaviva da 21 anni, quando ancora l'azienda si chiamava Cos.Med. Ha iniziato col servizio Wind per poi passare in Alitalia, all'Alicos di via Filippo Cordova. Simona è una delle tante lavoratrici in difficoltà, una delle tante donne che non ha più un compagno e che, con un lavoro non facile e poco retribuito, deve sostenere la famiglia, pagare un mutuo, fare i salti mortali per lasciare e prendere i figli a scuola e per non fargli mancare nulla. In più, per Simona, l'aggravante, non da poco, di avere a carico un figlio con disabilità al 100%.

«Non sempre ce la faccio con lo stipendio - racconta Simona a gds.it - nonostante la piccola pensione di accompagnamento che danno a mio figlio, a volte devo chiedere aiuto ai miei genitori. Anche dal punto di vista logistico. A prendere i miei figli a scuola spesso va mia madre perché io devo dividermi tra casa e lavoro. Un grande aiuto - continua la donna - lo hanno dato lo smart working e il turno mattutino bloccato per via della 104 di mio figlio. Adesso questa spada di Damocle puntata in testa mi spaventa. Il 31 dicembre cesserà il servizio, il 28 febbraio 2023 gli ammortizzatori sociali. Mi chiedo come farò, a chi dovrò chiedere lavoro e chi me lo darà, vista la mia età non più giovanissima».

Simona Capillo ha una maturità classica, non ha una laurea in psicologia o in giurisprudenza ma, come racconta, ha dovuto fare di necessità virtù durante la pandemia, perché il 1500 non lo chiamavano solo coloro che cercavano informazioni, ma anche gente disperata, malati di covid in gravi condizioni o loro familiari che non sapevano a chi affidarsi, perfino forze dell'ordine che chiedevano ragguagli su punti del dpcm che non capivano. «E' stato un servizio interessante, con tante persone che avevano bisogno di aiuto - spiega Simona Capillo -. Non sono una psicologa ma mi sono autogestita, anche grazie alle conoscenze acquisite per via della patologia di mio figlio. Ormai da 13 anni mi muovo in questo mondo e ho dovuto per forza di cose allargare la mia elasticità mentale. Venendo dal mondo di Alitalia, in cui le chiamate erano continue, ero abituata a gestire grandi flussi, ma il servizio in sé all'inizio è stato traumatico. Siamo arrivati anche ad un'ora di attesa per il cliente, le chiamate non finivano mai, anche di notte. Spesso ci insultavano, soprattutto i novax - continua - ma non potevamo ribattere alle offese. La gente chiamava convinta che fossimo dottori e quando dicevamo di chiamare il medico di base si arrabbiava. Ma un sostegno umano non lo abbiamo mai fatto mancare a nessuno».

Tra le tante persone che hanno chiamato il 1500, una donna toscana che aveva la figlia a Londra malata di covid: «Era disperata, piangeva al telefono, perché non poteva partire e sua figlia era in Inghilterra dove c'era una situazione peggiore della nostra. E' una di quelle chiamate che non dimenticherò mai, perché da mamma ho capito bene cosa provasse, mi sono immedesimata e sono riuscita a rassicurarla. Spesso, però - ammette - mi sentivo impotente davanti a certe situazioni a cui non potevo dare risposte. Per esempio alle ambulanze che non arrivavano o alle Asp che non rispondevano».

Alla fine dell'anno, finita l'emergenza, la spina del 1500 sarà staccata e 523 lavoratori di Palermo, Catania, Napoli, Rende e Milano, che hanno dato il loro utile e importante apporto al Ministero della salute e all'Italia, potrebbero rimanere senza un'occupazione.

«Sono preoccupata, penso ai miei figli. Spostarmi con un ragazzo autistico è impensabile perché è complicato sradicarlo dalla realtà in cui vive. Andare a vivere in un'altra città o in un'altra regione potrebbe causargli problematiche serie. Mi sento tradita dall'azienda per cui lavoro - dice arrabbiata Simona -perché in questi 21 anni ho lavorato sempre bene, con disponibilità e professionalità, aderendo agli straordinari quando mi venivano chiesti e anticipando o posticipando turni per esigenze aziendali. Adesso spero solo che lo Stato ci aiuti ma, in verità, sono sfiduciata, temo che si possa disinteressare. Ma voglio essere ottimista come mi ha insegnato mio figlio. Intanto - conclude - mi sto muovendo per altro, non posso restare senza lavoro, non me lo posso permettere. Ho presentato domanda per personale Ata, sono in graduatoria. Cerco di tenere, anche se so che è complicato, qualche porticina aperta per me e per i miei bambini».

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