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Il fronte del Pnrr, ci sono le risorse ma non i cantieri: le scadenze e i progetti a rischio

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni

L’attuazione del Pnrr più costoso d’Europa (223,91 miliardi di euro) è una corsa contro il tempo e la parte più difficile arriva adesso. Se i primi interventi si sono concentrati soprattutto sulle riforme propedeutiche agli investimenti, da adesso l’attenzione si sposta principalmente sull’attuazione degli investimenti: dalle infrastrutture al digitale, soltanto entro fine anno sono diverse decine le grandi opere che devono partire per assicurare che il cronoprogramma si svolga senza intoppi. Ma le difficoltà ci sono, e la premier Giorgia Meloni le aveva anticipate già durante la prima riunione della prima cabina di regia del nuovo Governo: sul fronte della spesa ci sono ritardi, come emerso dalla Nota di aggiornamento al Def di settembre, visto che il livello della spesa al 31 dicembre 2022 è di 21 miliardi di euro a fronte dei 33 miliardi previsti dal Def di aprile.
Fino ad oggi l’Italia è stata elogiata per il lavoro fatto: 96 obiettivi raggiunti, 66,9 miliardi di fondi incassati. Tutto come da programma, nonostante il piano definito ambizioso dagli stessi tecnici europei chiamati a valutare i progressi di mese in mese, per sbloccare le tranche di fondi ogni semestre. Con il nuovo Governo hanno già avviato interlocuzioni informali, ma Bruxelles invierà una missione vera e propria agli inizi di dicembre, per valutare il percorso fatto in vista della nuova tranche di fine anno. Nel secondo semestre 2022 il Pnrr prevede infatti 55 interventi, di cui 23 riforme e 32 investimenti, che sbloccheranno la terza rata del valore di 19 miliardi. Per 39 interventi è previsto il conseguimento di traguardi qualitativi (milestone, ovvero fasi chiave dell’attuazione di misure), mentre gli altri 16 sono obiettivi quantitativi (target) come, ad esempio, la concessione di almeno 300 borse di ricerca a studenti, la realizzazione di 7.500 nuovi posti letto negli studentati, il rimboschimento delle aree urbane ed extraurbane con almeno 1.650.000 alberi piantati.
Manca poco più di un mese, e per allora bisognerà assicurare 12 investimenti e 12 riforme della missione ‘Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismò, tra cui gli investimenti nelle infrastrutture digitali e la Cybersecurity. Sul fronte cultura c’è invece da assicurare l’entrata in vigore di un decreto che stabilisca i criteri sociali e ambientali negli appalti pubblici per eventi culturali finanziati con fondi pubblici.
Sulle riforme del processo civile e penale si attende entro fine anno l’entrata in vigore degli atti delegati, mentre tutto è raggiunto sul nuovo quadro in materia di insolvenza. Anche gli investimenti sulla rete ferroviaria sono a buon punto: sono partiti i lavori per la costruzione dell’alta velocità su alcune tratte della linea Napoli-Bari e della Palermo-Catania. Ma per il futuro bisognerà spingere: gli interventi sulla rete ferroviaria rappresentano l’89% della Missione 3 (Infrastrutture per una mobilità sostenibile), e ammontano complessivamente a 36,6 miliardi di euro da spendere entro il 2026, ed è tutto nelle mani di Rete Ferroviaria Italiana.

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