Per il secondo mese di fila Catania risulta essere la città più cara di Italia. Lo dicono i dati Istat che ad ottobre hanno rilevato un'inflazione crescente nel capoluogo catanese. Dall'11 % si è passati al 15,6%. Un dato sconfortante, soprattutto se si mette a paragone con altre città d'Italia,
Anche ad ottobre, secondo i dati Istat, l'inflazione nel capoluogo etneo è in aumento rispetto al resto del paese, attestandosi al 15,6 per cento, quasi quattro punti percentuali in più, rispetto al dato nazionale. L'inflazione a Catania è molto penalizzante anche nel confronto con altre città italiane al di sopra dei 150mila abitanti: è quasi il doppio, ad esempio, di quella registrata ad Aosta, ferma all'8,7 per cento. Costi energetici elevati ma costi alti anche dei generi alimentari: sugli scaffali dei negozi hanno subito un cospicuo aumento anche pasta, carne, pesce, frutta e latticini.
Per via di questi aumenti, come prevedibile, sono diminuiti anche i consumi da parte dei cittadini. Il consumo di carne e pesce, per esempio è in picchiata verso il basso: ben 16,8% in meno. Come se ciò non bastasse, sulle tasche dei catanesi è gravato l'aumento della Tari: l'amministrazione comunale ha infatti inasprito la tassa sull'immondizia e sui servizi resi al cittadino del 18%.
Un grido d'aiuto per le famiglie catanesi arriva dal presidente provinciale di Federconsumatori, Salvo Nicosia, che parla di una vera e propria emergenza sociale, con migliaia di persone al collasso, molte delle quali senza lavoro: per loro «appaiono inadeguati i provvedimenti previsti dal Decreto Legge Aiuti Quater. E' incomprensibile e assurdo, per esempio che le famiglie, le cosiddette utenze domestiche, siano state escluse dalla rateizzazione delle bollette di gas e luce, con l'aggravante del distacco forzato delle forniture agli utenti morosi; è necessaria una moratoria sui distacchi incolpevoli».
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