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Superbonus 110%, i fondi sono finiti: cosa accade a chi ne ha già fatto richiesta

I fondi per il Superbonus 110% sono finiti. Lo scorso 31 maggio, secondo dati Enea, i miliardi prenotati dai cittadini nell’ambito ammontavano a 33,7 miliardi di euro, mentre lo stanziamento del governo, prevedendo l'esaurimento nel 2027,  si fermano invece a 33,3 miliardi. In pratica le risorse disponibili sono anche state superate.

Superbonus, fondi finiti, che succede

Cosa succede adesso a chi ha già richiesto i fondi per effettuare lavori? Intanto occorre finire i lavori già cominciati e per i quali si è chiesto il finanziamento, sia per i cittadini che devono pagare lavori che rischiano di rimanere incompiuti, ma anche per le aziende edili coinvolte. Secondo i calcoli del Cna sarebbero infatti 33mila le imprese che rischiano il fallimento. Toccherà adesso al Governo Draghi reperire nuove risorse per il Superbonus 110%. Nessuna conseguenza per famiglie e imprese, sia per chi ha avviato i lavori che per chi è ancora in fase di programmazione.

La posizione del Governo

Da parte del Governo, quindi, sarebbero necessari nuovi fondi in considerazione che il termine per accedere al Superbonus è fissato al 30 giugno 2022 e che l’incentivo resterà valido fino a fine anno per gli edifici unifamiliari (nel caso in cui il 30% dei lavori sia completato entro il 30 settembre) e in vigore per tutto il 2023 per gli Istituti autonomi case popolari. Non è ancora chiaro cosa accadrà in futuro: c’è chi spinge per il rifinanziamento della misura, ma il presidente del Consiglio Mario Draghi non è entusiasta dell’agevolazione così come è al momento.

Crediti svalutati

Dal 1° luglio 2022, i crediti per i consumatori finali saranno "svalutati", col risultato che chi cede ad esempio un credito da 100 euro se ne vedrà rimborsare meno di 90. In pratica, le banche, a causa dell'elevato flusso delle richieste pervenute di cessioni di crediti edilizi, hanno esaurito la possibilità di compensare tali crediti. Tutto ciò a causa del “vincolo di compensazione" che obbliga gli operatori ad avere crediti fiscali, come quelli edilizi, non superiori al livello di imposte e contributi versati dalla banca. Sinteticamente, gli istituti di credito hanno interrotto gli acquisti dei crediti fiscali derivanti dal Superbonus.

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