Esercizi commerciali pronti a rifiutare i buoni pasto o ticket restaurant. Una protesta che si ripercuoterebbe su 3 milioni di lavoratori pubblici e privati che utilizzano quotidianamente questo strumento per assicurarsi il pasto o la spesa al supermercato.
I motivi della protesta
Sui buoni pasto, le imprese della ristorazione e della distribuzione commerciale pagano il 20% ciò vuol dire che se un ticket vale 10 euro chi lo ritira incassa il 20% in meno, in alcuni casi non riceve neppure otto euro. Le associazioni dei settori interessati invitano a riflettere sul sistema dei buoni pasto, alla vigilia della pubblicazione della gara Bp10, indetta dalla centrale unica di acquisto Consip, in quanto nel corso delle ultime due gare, 2018 e 2020, gli esercenti si sono trovati a pagare commissioni medie del 19,8% (BP8) e del 17,80% (BP9).
Le richieste delle associazioni
Le associazioni vogliono la riduzione immediata dei ribassi sul prezzo, richiesti in fase di gara alle società emettitrici dei buoni pasto, e la riforma complessiva del sistema, seguendo l’impianto in vigore in altre Paesi, per assicurare il rispetto del valore nominale del ticket ed eliminare le gravose commissioni pagate dagli esercizi presso i quali i buoni pasto vengono utilizzati.
Buoni pasto, le cifre
Nel solo anno 2019 sono stati emessi 500 milioni di buoni pasto per un valore complessivo di 3,2 miliardi di euro. A beneficiarne sono circa 3 milioni di lavoratori, di cui 1 milione dipendenti pubblici. Dei 500 milioni di buoni pasto, 175 milioni sono acquistati dalle pubbliche amministrazioni, che li hanno messi a disposizione di 1 milione di lavoratori. In totale, ogni giorno i dipendenti pubblici e privati spendono nei bar, nei ristoranti, nei supermercati i e in tutti gli esercizi convenzionati 13 milioni di buoni pasto.
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