Le sanzioni inflitte alla Russia per l’invasione dell’Ucraina potrebbero far perdere ai produttori dei vini siciliani un giro d’affari di circa 25 milioni di euro, azzerando così il fatturato generato in un anno di esportazioni. E per il futuro le prospettive non sono rosee: in Sicilia gli effetti della guerra potrebbero nel breve periodo far svanire del tutto la quota di mercato del 7 per cento sulla vendita dei vini in Russia e in Ucraina, che era stata faticosamente raggiunta dalle aziende dell’Isola. «Si tratta di un danno certamente importante – spiega Antonio Rallo, presidente del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia e amministratore di Donnafugata – che avrà un impatto sul fatturato tra il 2 e il 3 per cento, anche se abbiamo stimato che le cantine sociali e le imprese più grandi potrebbero essere penalizzate del 10-15 per cento. Ma le perdite sono tutto sommato ammortizzabili rispetto, ad esempio, a quanto potrebbe incidere una crisi sul mercato americano che rappresenta quello che compra di più i nostri prodotti». Nel 2021 la Russia ha importato 345 milioni di euro di vino italiano (+18 per cento rispetto all’anno precedente), facendo del nostro paese il suo primo fornitore. Più ridotti ma in forte aumento (+200 per cento negli ultimi cinque anni) anche gli acquisti dall’Ucraina: 56 milioni di euro, per un valore complessivo di circa 400 milioni di euro. Il vino siciliano conta comunque moltissimi estimatori in Russia e in Ucraina: ad essere richieste sono soprattutto le bottiglie di Nero d’Avola, Syrah, Marsala e Moscato, anche se in questo momento tutte le spedizioni sono bloccate e non sono stati effettuati gran parte dei pagamenti della merce già consegnata con l’aggravante che non si sa quando sarà possibile recuperarli. «È questo il problema più pressante – continua Rallo –, il mercato è completamente fermo e non è possibile chiudere le partite già spedite con le ovvie ricadute economico-finanziarie sulle aziende. I pagamenti non arrivano e con la guerra in corso è impossibile capire quando e se ci riusciremo: dipenderà da cosa succederà nelle prossime settimane, ma certamente abbiamo perso quest’anno di esportazioni e non abbiamo nessuna certezza sulla programmazione futura». Il nuovo pacchetto di sanzioni, appena varato dal Consiglio europeo, ha anche sancito uno stop all’invio verso Mosca di bottiglie sopra i 300 euro: una misura che mette nel mirino la sospensione delle forniture di beni di lusso per gli oligarchi. «Quest’ultimo provvedimento – continua Rallo – non ci colpirebbe e tecnicamente potremmo pure esportare ma con la situazione attuale in Russia, dove scarseggiano i generi di prima necessità, per la vendita dei nostri vini bisognerà aspettare un momento più favorevole». Dopo la pandemia e due stagioni davvero complicate per tutto il comparto, i dati dell’export avevano mandato segnali più che incoraggianti. Nei primi sei mesi del 2021 l’imbottigliamento è aumentato dell’8 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e le bottiglie prodotte hanno superato i 50 milioni contro i 46 del 2020 ma adesso la guerra tra Russia e Ucraina rischia di frenare la crescita dei vini siciliani sui mercati esteri.