Rublo ai minimi storici, tracollo delle quotazioni di società russe sulle piazze estere, la Borsa di Mosca costretta a rimanere chiusa per cercare di arginare l’effetto panico. Per la Russia è il giorno del giudizio, il lunedì nero della riapertura dei mercati dopo l’imposizione delle più pesanti - almeno finora - sanzioni per l’intervento armato in Ucraina. Una situazione «drammatica», ammette la stessa governatrice della Banca centrale, Elvira Nabiullina, mentre anche dagli oligarchi fedeli al Cremlino si alza qualche mugugno e la protesta continua a serpeggiare tra la popolazione.
Lunghe file ai bancomat
La giornata nella capitale è cominciata tra segnali di tensione tutto sommato contenuti. Lunghe file si sono formate ad alcuni bancomat per ritirare denaro in dollari o euro, presto terminati. In diverse stazioni dell’efficientissima metropolitana moscovita molti viaggiatori che abitualmente utilizzano Apple Pay e PayPal sono stati costretti a mettersi in coda alle normali biglietterie perché i due sistemi di pagamento digitali erano stati bloccati in quanto gestiti dalla banca Vtb, una di quelle colpite dalla sanzioni. Ma è stato quando è arrivata l’ora dell’apertura dei mercati che gli effetti delle misure punitive adottate contro la Russia hanno cominciato a manifestarsi in tutta la loro portata.
Borsa chiusa e rublo a picco
Mentre le autorità decidevano di tenere chiusa la Borsa, il rublo cominciava a sprofondare. Nel pomeriggio la moneta nazionale segnava un meno 21,5% contro il dollaro. Per acquistare la moneta verde erano necessari oltre 106 rubli, contro gli 83 di venerdì e i 75 di inizio anno. Un indebolimento accentuato dalle ultime sanzioni annunciate dagli Usa, che hanno vietato tutte le transazioni con la Banca centrale russa e il fondo sovrano Rdif. La stessa Banca centrale ha deciso di raddoppiare quasi il tasso d’interesse, portandolo dal 10,5% al 20%, nel tentativo, ha spiegato la governatrice, di «sostenere l’attrattività dei depositi e proteggere i risparmi delle famiglie contro la svalutazione». E nel pomeriggio il presidente Vladimir Putin ha presieduto una riunione del governo al termine della quale ha firmato decreti per vietare i trasferimenti di valuta all’estero e obbligare gli esportatori a cambiare subito in rubli almeno l’80% dei loro introiti. «Le condizioni per l’economia russa sono cambiate drammaticamente», limitando «le opportunità per la Russia di usare le sue riserve di oro e in valuta straniera», ha ammesso la governatrice Nabiullina. E a confermare tale drammaticità sono stati i crolli di importanti banche e società russe alla Borsa di Londra: più del 60% le perdite per la banca Sberbank, 50% per la Vtb, quasi il 30% per Gazprom.
Fermati 5.500 manifestanti
Le incertezze economiche potrebbero alimentare ulteriormente le proteste di piazza contro la guerra, finora limitate e subito represse. Una petizione pubblicata sulla piattaforma Change.org ha raccolto un milione di firme in quattro giorni. Oltre 5.500 persone, secondo l’ong Ovd-Info, sono state fermate in manifestazioni vietate dall’inizio dell’offensiva. Ma a preoccupare maggiormente il Cremlino potrebbero essere le eventuali crepe nel fronte dei ricchi uomini d’affari convinti sostenitori del potere. «C’è una vera crisi, e abbiamo bisogno di veri gestori di crisi, è assolutamente necessario cambiare politica economica e porre fine a tutto questo capitalismo di Stato», ha scritto su Telegram Oleg Deripaska, il miliardario e fondatore del colosso dell’alluminio Rusal. Mentre da Londra rimbalza la notizia che l’oligarca Roman Abramovich sta tentando, su richiesta di Kiev, di svolgere un ruolo per favorire la pace.