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Negozi e ristoranti vuoti, il Covid gela i consumi nella Sicilia arancione

Curva dei nuovi contagi più o meno stabile e posti letto occupati negli ospedali in ulteriore diminuzione, ma a pesare sul calo ricoveri, oltre al boom di guarigioni diagnosticate nelle ultime ore (ben cinquemila) è anche il numero di decessi, pari a 78: quota più alta fra tutte le regioni e superiore al triste record di vittime raggiunto lo scorso 18 gennaio in Sicilia. È quanto emerge dal bollettino dell’emergenza Covid tracciato ieri dall’Osservatorio epidemiologico regionale, mentre l’Isola si appresta a vivere la sua terza settimana in zona arancione, «si spera l’ultima, perché anche se le restrizioni non riguardano di fatto i vaccinati, ossia la stragrande maggioranza dei siciliani, siamo da giorni in una sorta di lockdown indiretto, volontario» che impatta su negozi e ristoranti.
Parola di Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo, che «dopo i segnali di ripresa registrati lo scorso novembre», dopo Natale vede «un netto calo dei consumi, sintomo del clima di sfiducia e preoccupazione generato dalla pandemia, non tanto dalle conseguenze cliniche del virus, arginate dalla vaccinazione, ma dal rischio di finire in isolamento domiciliare con inevitabili effetti sulla vita sociale e sul lavoro. La gente, così, esce di meno e spende di meno. Un esempio? Rispetto all’era pre-Covid nel settore abbigliamento rileviamo oggi perdite del 40%. Tutto ciò, ovviamente, causa grande incertezza agli imprenditori, pure negli investimenti a breve termine».

Sul Giornale di Sicilia oggi in edicola un servizio di Andrea D'Orazio

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