Sul tavolo ci sono oltre 3 mila concessioni demaniali che la Regione Siciliana è costretta a mettere all’asta entro un anno. Anche se l’assessore al Territorio Toto Cordaro sta provando a rinviare il più possibile una manovra che rivolterebbe come un calzino un business che riguarda le principali mete turistiche siciliane e che vale solo di tasse fra i 10 e i 15 milioni all’anno.
Una vertenza aperta
Alla Regione si è aperta la vertenza lidi balneari. Tutto nasce da una pronuncia del Consiglio di Stato, che qualche settimana fa ha ritenuto inapplicabili le leggi dello Stato e a cascata quelle delle Regioni che avevano autorizzato le proroghe delle attuali concessioni fino a tutto il 2033. Il motivo è che verrebbe violato il principio comunitario che impone la concorrenza e l’evidenza pubblica per assegnare servizi e tratti di costa. Nel momento in cui da Roma è arrivata la notifica di questa pronuncia negli uffici regionali si è fermata la procedura che stava portando ai rinnovi automatici delle attuali concessioni. E ciò potrebbe già tradursi in una perdita per il bilancio, visto che la legge regionale prevedeva che per ottenere la proroga i concessionari dovevano, tra l’altro, mettersi in regola con i canoni arretrati: «Abbiamo riscosso con questa operazione 15 milioni» sintetizza Cordaro.
Le autorizzazioni collaterali
Contemporaneamente si sono fermate tutte le autorizzazioni collaterali di cui hanno bisogno i gestori dei lidi. «E questo - segnala Antonello Firullo, uno degli storici leader della categoria con una struttura nel Ragusano - ha paralizzato il settore, mettendo a rischio perfino la prossima stagione, ormai alle porte». Il punto è che in base al groviglio giuridico che si è creato la Regione dovrebbe preparare tutto per bandire tremila gare. Aperte ad aspiranti gestori di lidi in arrivo da tutta Europa. Il timore di Cordaro è che «una manovra di questo genere apra solo ai grandi gruppi, cancellando imprenditori locali che danno lavoro a oltre 100 mila persone e che hanno mostrato di essere in regola sotto il profilo fiscale, contributivo e antimafia».
Il segnale è chiaro: serve una legge
Cordaro vorrebbe trovare un percorso giuridico che portasse almeno a una proroga di qualche anno in attesa che Roma e Bruxelles sciolgano la matassa giuridica: «È inevitabile - spiega l’assessore al Territorio - che si torni all’Ars. Serve una legge che permetta di prorogare le concessioni almeno fino a tutto il 2023». Nel frattempo, potrebbero innescarsi altre variabili in questa intricata vicenda. I Tar sono stati travolti da ricorsi dei gestori dei lidi contro il diniego della proroga che la Regione (meglio, le Regioni) ha opposto nell’ultimo mese. Dunque potrebbe esserci la sentenza di un altro organo di giustizia a ribaltare l’attuale orientamento.
Lo scenario europeo
La partita, temono i gestori dei lidi, si gioca però a livello europeo e punta ad aprire un mercato che finora è stato invece un business locale: «Noi chiediamo - spiega Salvo Basile della Fiba - che la Regione si faccia portavoce a Roma della crisi a cui va incontro il settore se le concessioni andranno messe all’asta. Il governo nazionale e la Commissione Ue devono trovare una soluzione che sia definitiva». Per trovare una linea comune Cordaro ha convocato i sindacati dei gestori dei lidi per venerdì prossimo: «La Sicilia - anticipa l’assessore - è molto critica sulla linea che il governo nazionale sta attuando in questa vicenda. Ci saremmo attesi un intervento immediato e deciso dopo la sentenza». Difficile che la paralisi in cui è caduto anche il governo nazionale in questi giorni possa portare un chiarimento con le Regioni. Dunque, al momento, l’unica strada che anche la Sicilia deve percorrere è quella di preparare le gare per mettere all’asta le coste.
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