Per i Cobas è «un errore» nei bandi che mettono in palio circa 1.100 posti nei Centri per l’impiego e alla Regione. Per il governo è «un dubbio» che, una volta chiarito, può portare a una riapertura dei termini per fare domanda. In ogni caso, sulla maxi selezione avviata il 29 dicembre si è creata una nube di incertezza che ha mandato nel panico le migliaia di aspiranti già in corsa.
Il sindacato
A sollevare il caso è stato il sindacato Cobas Codir, la sigla autonoma più rappresentativa. Secondo il quale è stata calcolata male la riserva di posti da assegnare a quanti già sono in servizio alla Regione e vogliono partecipare al bando per fare il salto di categoria o cambiare ruolo. La lettura del bando fatta dai Cobs è molto tecnica ma rende l’idea dell’attenzione che c’è in queste ore su uno dei principali atti del governo in questa legislatura. Scrive il sindacato: «Ai sensi della legge Madia (articolo 22, comma 15 del D.lgs. 25 maggio 2017 numero75 come modificato dall’articolo 1 comma 1 ter del D.L.30 dicembre 2019 numero162 – Decreto Milleproroghe) al fine di valorizzare e riconoscere le professionalità interne è consentito fino al 31 dicembre 2022 espletare un concorso interno “vecchia maniera”, riservando al personale interno fino al 30% dei posti disponibili in base al piano triennale dei fabbisogni. Gli atti della giunta che hanno portato alla scrittura del bando indicano invece l’applicazione di una norma diversa che destina al personale interno una riserva di posti pari al 30 per cento di quelli messi a concorso. Ma la differenza tra le due riserve è sostanziale. Con la procedura indicata dalla giunta, ai sensi dell’articolo 52, comma 1-bis del decreto legislativo 165/2001, i dipendenti e i concorrenti esterni partecipano allo stesso concorso. I dipendenti regionali per accedere alla riserva devono prima collocarsi tra gli idonei. Mentre applicando la procedura corretta il 30% dei posti sarebbe riservato esclusivamente agli interni (ovvero partecipano solo gli interni)».
L'assessore
L’assessore al Personale, Marco Zambuto, ha ricevuto la nota con cui il Cobas lo informava del problema, lasciando intendere che potrebbe dare vita a una pioggia di ricorsi. E per questo motivo ha chiesto al Formez, che sta curando l’attività istruttoria della selezione, e all’Ufficio Legislativo e Legale un parere per capire se questo groviglio di norme è stato applicato correttamente. «In ogni caso – anticipa Zambuto – non c’è alcun rischio di annullare il bando. Al massimo potremmo fare una integrazione e allungare i tempi per presentare la domanda, visto che il termine non è ancora scaduto».
La richiesta
Tutto risolto? Niente affatto. I Cobas sottolineano che la faccenda è complicata dal fatto che nel frattempo un’altra norma è entrata in vigore mischiando ancora di più le carte: «L’articolo 3 del D.L. 80/2021 ha, infatti, riscritto interamente il comma 1-bis dell’art. 52, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 (quello arbitrariamente adottato dalla giunta) eliminando la riserva del 30% dei posti al personale interno. Un bando viziato, quindi, da riferimenti a leggi abrogate non reggerebbe ad un eventuale ricorso presentato da un qualsiasi candidato esterno e rischierebbe di vanificare le aspettative di migliaia di dipendenti regionali che da quasi 40 anni attendono l'occasione per una progressione di carriera. Il Cobas/Codir chiede, pertanto, all'amministrazione, nell'interesse esclusivo dei dipendenti regionali, il ritiro in autotutela del bando e, se intende realmente procedere alla valorizzazione del personale interno, di attivare quanto previsto dalla nuova norma introdotta che ha modificato il comma 1-bis dell'art. 52 del D.lgs 165/01 prevedendo progressioni fra le aree tramite procedura comparativa senza concorso».
Il Cobas/Codir informa infine di aver dato «mandato ai propri legali per individuare ogni soluzione possibile qualora l'amministrazione non dovesse recedere dalle errate previsioni dei bandi di concorso pubblicati».
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