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Bankitalia: al Sud uffici pubblici senza competenze, dipendenti anziani e con qualifiche basse

La crisi di competenze e l’asfissia di rinnovamento negli uffici pubblici sono una questione nazionale. Ma raggiungono i livelli più alti al Sud, proprio dove le esigenze di rilancio collegate al Pnrr sono più intense. La conferma di un problema che da mesi è al centro dell’agenda di governo arriva da un’analisi appena completata da Bankitalia,  pubblicata nella collana delle «Questioni di economia e finanza», e diffusa da Il Sole 24 Ore. L’esame condotto da Lucia Rizzica, economista di Via Nazionale e attenta analista della pubblica amministrazione italiana, viaggia su due livelli, quello puntuale dei numeri che fotografano la situazione attuale e quello immateriale delle motivazioni e delle percezioni che i lavoratori hanno quando guardano al pubblico impiego. Ed entrambi i piani puniscono il Mezzogiorno, sottolinea Il Sole.

La lunga fase del freno alle assunzioni, appena tramontata con le norme per il Pnrr, ha colpito maggiormente il Sud, che mantiene però una quota di dipendenti pubblici superiore al Nord sia in rapporto alla popolazione (5,3 dipendenti ogni 100 abitanti contro 4,9) sia soprattutto sul totale degli occupati (20% in Sicilia e Calabria, la metà in Lombardia e Veneto) influenzato ovviamente dal più arido bacino occupazionale meridionale.  Negli uffici c’è però una quota di over 50 superiore a quella già elevata del Nord (59% contro 53%) e un tasso di laureati inferiori (24% contro 31%). Le amministrazioni meridionali, insomma, hanno mediamente assunto poco e dedicato un’attenzione tenue alle competenze. E infatti mostrano oggi organigrammi schiacciati verso il basso, con un 38,7% di personale impiegato in mansioni a scarso contenuto tecnico invece del 30,7% registrato a Nord.

Il tema è al centro delle contromisure pensate dal governo con il reclutamento Pnrr e la revisione delle carriere. Ma l’analisi delle motivazioni alla base delle scelte occupazionali mostra che al Sud la questione salariale è meno sentita che altrove anche dai laureati, e le decisioni occupazionali appaiono meno elastiche rispetto alle condizioni d’impiego: due incognite non banali sull’efficacia delle leve azionate dal nuovo reclutamento.

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