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Con le "quote mobili" vantaggi per pochi: i nati negli anni '60 in pensione nel 2024

L'accesso alla pensione anticipata rispetto alla vecchiaia con Quota "mobile" per i contributi lasciando per i prossimi tre anni l'età minima fissata a 64 anni interesserebbe poche migliaia di lavoratori secondo l'elaborazione di alcuni tecnici allargando solo leggermente la platea rispetto all'ipotesi di Quote crescenti grazie all'età e con contributi costanti (64 anni nel 2022 e 66 nel 2023).

La nuova ipotesi circolata nel confronto sulla manovra prevedrebbe l'uscita dal lavoro nel 2022 a 64 anni con 38 di contributi (Quota 102) per poi aumentare nei due anni successivi solo i contributi lasciando ferma l'età.

Quindi si avrebbe Quota 103 nel 2023 con 64 anni di età e 39 di contributi e nel 2024 Quota 104 con 64 anni di età e 40 di contributi. Ma in questo modo, secondo gli esperti, nel 2022 potrebbero uscire solo coloro che avevano già l'età per Quota 100 quest'anno, ma non ancora i contributi (quindi ad esempio lavoratori del 1958 con 37 anni di contributi oggi) ma non quelli che avevano i contributi ma non l'età (lavoratori del 1960 con 40 anni di contributi ad esempio).

Per questo primo anno la Cgil ha previsto un'uscita di meno di 10mila lavoratori. Nel 2023 uscirebbero di fatto solo i lavoratori del 1959 con 37 anni di contributi raggiunti nel 2021 perché se nati prima avrebbero potuto uscire nel 2022 (con 64 anni e 38 di contributi) e se con più anni di contributi avrebbero potuto avvalersi di Quota 100.

Nel 2024 sarebbe alla fine il turno dei lavoratori del 1960 con 40 anni di contributi che hanno "sfiorato" Quota 100 e rincorso le Quote negli anni successivi. Questa categoria di età-contributi sarebbe l'unica (se la sperimentazione di esaurirà in tre anni prima di tornare alle regole della legge Fornero) ad avere vantaggi rispetto all'ipotesi precedente (Quota 104 con 66 anni di età e 38 di contributi) anche se una grande parte potrebbe essere andata già in pensione grazie all'uscita possibile a qualsiasi età con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi per le donne).

"Bisogna riallineare il sistema italiano a quello che succede in Ue - sottolinea il segretario confederale Uil Domenico Proietti - ci vuole flessibilità a partire dai 62-63 anni. Con il sistema delle quote mobili uscirebbero poche migliaia di persone". "Continuiamo a rendere il sistema pensionistico ancora più complicato di quanto già fosse e non risolviamo il problema dello scalone", afferma anche l'ex presidente Inps Tito Boeri.

Contrario alle quote si è detto anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi secondo il quale sarebbe più sensato un intervento sui lavori usuranti. Domani il presidente del Consiglio scoprirà le carte con i sindacati ma non è escluso che torni in campo la proposta del presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, di un anticipo pensionistico solo per la parte contributiva con l'erogazione della parte retributiva solo a 67 anni. Ma i calcoli sono stati fatti su molte altre ipotesi compresa quella del ricalcolo contributivo della pensione,

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