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Il Pil rimbalza al 6,1%, Confindustria: l'economia sta tornando ai livelli pre-Covid

Carlo Bonomi, presidente di Confindustria

Per l’economia italiana è più vicino il traguardo di un ritorno sui livelli precedenti lo shock Covid. Le previsioni di autunno del centro studi di Confindustria indicano che c’è una «risalita più forte delle attese»: l’impatto della variante Delta è stato più contenuto di quanto si temeva, non ha frenato l’abbrivio del Pil che nel 2021 è visto in rimbalzo del 6,1% e nel 2022 in crescita di ulteriore 4,1%. E’ una «robusta ripartenza che - nell’analisi del centro studi di via dell’Astronomia, diretto dallo scorso giugno da Alessandro Fontana - riporterà la nostra economia sopra i livelli pre-crisi già nella prima metà del 2022 e non alla fine del prossimo anno come era stato precedentemente stimato.

C'è ottimismo per il futuro

Lo scenario è improntato all’ottimismo ma che avverte dei rischi. «La guardia va tenuta alta» dice il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che avvia il pressing sulla manovra. La legge di Bilancio è attesa per la prossima settimana e, per il leader di Confindustria, è necessario che «nel rispetto del sentiero di riduzione del debito pubblico, accompagni il Paese verso l’uscita dalla crisi economico-sociale legata alla pandemia, attraverso una progressiva uscita dalle misure emergenziali». Bisogna per questo stanziare «risorse per sostenere la transizione energetica ed ambientale» e «per attuare le riforme strutturali che rappresentano la chiave per irrobustire in modo duraturo il potenziale di crescita del paese». Inoltre la manovro, «nello spirito del messaggio lanciato dal Presidente del Consiglio Draghi» all’assemblea degli industriali, non deve prevedere «nuove tasse».

Spazio per una manovra da 22,7 miliardi

Nei conti pubblici ci sono gli spazi per una manovra espansiva, calcola il CsC: con il Governo che nella Nadef ha visto in miglioramento deficit e debito tendenziali si possono liberare risorse per una manovra da 22,7 miliardi. E Carlo Bonomi avverte: nel metterla a punto serve «una attenta selezione», sono «cruciali le misure di sostegno ai processi di ammodernamento del sistema produttivo nell’ottica delle transizioni tecnologiche, ambientale e della riqualificazione del capitale umano, anche per affrontare l’impatto occupazionale di tali transazioni»; «è necessario accompagnare la transizione energetica con chiare strategie di politica industriale; ed «occorre che vengano implementate ed adeguatamente finanziate proprio da questa legge di bilancio le riforme di accompagnamento» al Pnrr su fisco, ammortizzatori sociali, politiche attive del lavoro. Con la riforma fiscale «va ridotta l’imposizione su imprese e lavoro», «tagliando il cuneo fiscale», con «un intervento sull’Irap ma non di cancellazione nominale per recuperarne il gettito altrove».

L'occupazione può crescere

Anche l’occupazione è sulla strada per tornare il prossimo anno sui livelli persi con la crisi Covid. «Il numero di persone occupate, dopo aver toccato il minimo nel primo trimestre 2021 (-811mila unità rispetto al quarto 2019) ha recuperato quasi la metà della caduta (+398mila unità nel bimestre luglio-agosto su inizio 2021, ma ancora -413mila rispetto a fine 2019)», calcola il Centro studi di Confindustria, che puntualizza: con lo stop al blocco dei licenziamenti, dallo scorso luglio nei comparti edile e industriale (ad eccezione di tessile e moda) «non si è registrata la temuta emorragia di lavoratori», i dati di luglio (10mila licenziamenti) sono in linea con i livelli medi del 2019, ed anche se «in autunno ci sarà probabilmente un più alto turnover» il numero totale di persone occupate «è previsto crescere dello 0,3%, in media d’anno».

La sfida: la crescita del Pil non deve fermarsi

La «vera sfida», ribadisce Bonomi, oggi, dopo il rimbalzo del 2021, è «fare in modo che il tasso di crescita del Pil italiano dal 2022 in avanti sia solido e duraturo». Sulla strada non pochi «rischi» ed «elementi di incertezza», dal fronte dell’evoluzione della pandemia al nodo della carenza di materie prime, alla dinamica dei prezzi, alle tensioni dalla Cina sul mercato immobiliare. E serve una «piena efficacia» del Pnrr.

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