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Pensioni, ufficiale l'addio a quota 100 a fine anno: ecco cosa succederà dopo

Tramonta Quota 100. Dal Governo infatti arriva lo stop a fine anno dei pensionamenti anticipati con almeno 62 anni d’età e 38 di contributi, ma l’eredità della sperimentazione triennale della misura voluta dal primo esecutivo Conte continuerà a pesare sui conti pubblici fino al 2035.

Il mancato rinnovo di Quota 100 ha provocato malumori ieri nella giornata decisiva sul Recovery. Ma lo stop accontenta Bruxelles che ha chiesto di garantire la sostenibilità del sistema previdenziale nel medio periodo. Bisognerà adesso sciogliere un nodo fondamentale, ovvero come limitare l’impatto dello “scalone” tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022.

Quali sono dunque gli scenari per il sistema pensionistico una volta scaduto Quota 100? Nel medio termine ci sono le agevolazioni per i lavoratori impegnati in attività usuranti, un'ulteriore proroga di Ape sociale e Opzione donna e un rafforzamento dei contratti d'espansione. Per il futuro le opzioni principali sono Quota 41 e Quota 102.

Il primo passo sarebbe il ritorno alla legge Fornero con l'aggiunta dei tre percorsi già attualmente previsti per uscire anticipatamente. In campo, ovviamente, resterebbe anche il sistema tradizionale che prevede il pensionamento, a prescindere dall’età anagrafica, con 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Lavori faticosi

Uscita anticipata prevista per tutti i lavoratori impegnati in attività considerate gravose e usuranti. I classici canali di pensionamento anticipato potrebbero essere estesi e resi ancora più “flessibili”.

Ape sociale

Tra le opzioni di uscita resterebbe l’Ape sociale, alla quale possono accedere (con almeno 63 anni d’età) alcune categorie di lavoratori in difficoltà. Fra questi i disoccupati di lungo corso o i disabili. La misura, che è attualmente in vigore dopo la proroga per il 2021, potrebbe essere riconfermata.

Opzione donna

Opzione donna potrebbe diventare un elemento cardine del nuovo sistema pensionistico. L'ultima legge di bilancio prevede che le lavoratrici possano andare in pensione con 58 anni d’età e 35 di contributi ma con il calcolo interamente contributivo dell’assegno.

Lavoratori “fragili”

C'è poi la categoria dei lavoratori fragili, quelli con particolari patologie. Anche per loro si profila il pensionamento anticipato e anche flessibile.

Più forza ai contratti d’espansione

Il governo, intanto, sta valutando l’ipotesi di rafforzare i contratti d'espansione per venire incontro alle aziende, ai lavoratori ma anche ai giovani. Questi contratti consentono di mandare in pensione fino a 5 anni prima della soglia di vecchiaia (67 anni) i più anziani ma contemporaneamente assumendo giovani.

Quota 41

Spunta Quota 41, misura sostenuta da tempo dai sindacati e anche dalla Lega, che consenta l'uscita ai lavoratori al raggiungimento del quarantunesimo anno di contribuzione a prescindere dall’età anagrafica.

Quota 102

Tra le opzioni in campo, almeno fino ai mesi scorsi, c’era anche la cosiddetta "Quota 1o2",  misura che consentirebbe l’uscita anticipata con almeno 63-64 anni d’età e 39-38 anni di versamenti. Il sistema però si porterebbe dietro una sorta di penalità per ogni anno d’anticipo rispetto alla soglia di vecchiaia (67 anni). Questa misura, molto sostenuta lo scorso anno, è ora di nuovo in campo per il dopo Quota 100.

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