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Aiuti ai paesi colpiti dal Covid, stallo al Consiglio europeo. Conte: "Frugali inaccettabili"

E’ «stallo» al consiglio europeo straordinario chiamato a decidere il pacchetto di aiuti da destinare ai Paesi colpiti dal Covid 19 e, per il secondo giorno consecutivo, Giuseppe Conte è impegnato in un «confronto molto duro» coi Paesi cosiddetti "frugali" guidati dall’Olanda di Mark Rutte, che non cedono ponendo condizioni che l’Italia respinge come «inaccettabili».

I Paesi del Nord chiedono un taglio all’ammontare dei sussidi previsti dal "Next generation Ue" e pretendono che il via libera allo stanziamento delle risorse sia dato dal consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Ue, con voto all’unanimità. Nel suo intervento nel corso della plenaria, il presidente avverte che darà battaglia ai paradisi fiscali mentre nel pomeriggio ricorda che in ballo c'è anche la discussione del quadro finanziario pluriennale con i "rebates", ovvero gli "sconti" che interessano ai "frugal".

Dopo la fumata nera di ieri, la seconda giornata di colloqui si apre con uno spiraglio di ottimismo, arrivato in mattinata, insieme al (raro) sole bruxellese, e la nuova proposta presentata dal presidente del consiglio europeo Charles Michel. La bozza di 'negotation box' viene discussa in un incontro a sette prima dell’avvio della sessione plenaria. Presenti i principali attori del negoziato: Conte, Rutte, Michel, la cancelliera tedesca Angela Merkel (ritenuta la mente della mediazione), il presidente francese Emmanuel Macron, il collega spagnolo Pedro Sanchez e la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen.

Dagli italiani non c'è un commento ufficiale alla nuova proposta del consiglio che prevede un taglio da 500 a 450 miliardi nell’ammontare dei sussidi e l’approvazione dei piani da parte della commissione, sottoposta però al vaglio del consiglio che vota con maggioranza qualificata (65% Paesi con 55% della popolazione). La bozza poi prevede che, in fase di attuazione, prima dell’erogazione delle risorse, vi sia la possibilità per uno Stato di chiedere la riconvocazione del consiglio entro tre giorni per discutere un piano di riforme che sollevi perplessità.

L’Italia dall’inizio trattativa chiede che l’approvazione dei piani sia affidata alla commissione e non sia sottoposta al veto dei singoli Stati. Anche se in giornata avanza una proposta di mediazione che propone un disco verde a maggioranza qualificata del consiglio (al posto dell’unanimità) in fase di stanziamento delle risorse. (AGI)

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