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Partono oggi i primi prestiti alle imprese, ma nel prossimo decreto anche indennizzi a fondo perduto

Al via oggi la maxi-operazione liquidità messa in campo dal governo per dare ossigeno alle imprese in crisi per l'emergenza coronavirus. Le banche, protagoniste in prima linea nella concessione dei prestiti, assicurano che i soldi potranno arrivare nelle casse degli imprenditori praticamente subito, anche nel giro di una giornata.

I PRIMI PRESTITI. Nell'immediato si potranno concedere gli importi sotto i 25.000 euro garantiti al 100% dal Fondo Pmi. Per quelli che prevedono la garanzia di Sace, ci vorrà invece più tempo, perché si attende ancora, ha spiegato il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, la piattaforma informatica sulla quale gestire le domande. La piattaforma sarebbe in realtà pronta, in attesa solo di un accordo sul manuale operativo che fornisca chiarimenti su tutte le procedure che le banche dovranno utilizzare per interfacciarsi con le imprese alle condizioni generali imposte per la garanzia.

In banca, ha spiegato il numero uno dell'associazione, si va in questa fase solo per appuntamento, quindi non ci saranno assembramenti. Se le domande saranno tutte a posto, corredate delle relative carte richieste dal decreto, la liquidità potrà essere elargita "in giornata". Sempre che non ci siano intoppi informatici come quello che ha colpito ad esempio il sito dell'Inps nel primo giorno di avvio delle domande per il bonus autonomi.
I tassi di interesse sui prestiti, ricorda Intesa Sanpaolo, dovranno essere sotto il 2% e la banca, smentendo alcune notizie diffuse online su maxi interessi di oltre l'8%, assicura che nelle sue filiali sarà applicata una significativa riduzione rispetto a quanto previsto.

GLI INDENNIZZI. Il valore del decreto aprile potrebbe arrivare fino a 75 miliardi, Il doppio se non il triplo del Cura Italia. Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, è il fautore di una delle misure che, assicura, ne saranno il cuore: gli indennizzi a fondo perduto alle piccole e medie imprese messe in ginocchio dal lockdown. Si sta studiando anche come compensare i crediti e i debiti della Pa che gli industriali vorrebbero nel decreto ma che - ha spiegato il ministro - "stiamo studiando i dettagli per realizzarla".
In un faccia a faccia a Che tempo che fa con il presidente designato di Confindustria, Carlo Bonomi, il primo tra un esponente di governo e il prossimo numero uno degli industriali, il ministro ha fatto il punto sulla situazione "drammatica" dell'economia del Paese, flagellato dal coronavirus, e ha assicurato che sulla ripartenza si sta lavorando con il massimo senso di responsabilità, nella consapevolezza che "anche il tema economico può portare a problemi sociali e di sicurezza". Per questo va affrontato con la stessa attenzione dell'emergenza sanitaria, ha spiegato Patuanelli, trovandosi sostanzialmente sulla stessa linea di Bonomi.

Patuanelli ipotizza aperture mirate su settori e anche su singole regioni in particolare "nelle zone con un numero inferiore di persone positive è più facile valutare la catena dei contatti". Ma Bonomia incalza: le aperture sono un punto su cui l'Italia è in ritardo, lamenta, e su cui sarebbe forse stato utile sentire all'interno della task force guidata da Vittorio Colao anche la voce di almeno un imprenditore, visto che soprattutto di imprese si parla. "Sto sentendo molti colleghi, sono smarriti e impauriti, con i nostri collaboratori stiamo veramente soffrendo e sappiamo che molti non riapriranno più", ha scandito Bonomi che lanciando il suo allarme ha anche presentato una richiesta, totalmente condivisa da Patuanelli. Lo Stato, ha spiegato, deve pagare i propri debiti alle imprese "o per lo meno bisogna dare la possibilità alle aziende di compensare con crediti".

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