L'emergenza sanitaria scatenata dal Coronavirus, con il conseguente stop dell'Italia intera, ha già fatto sentire la prima mazzata economica e sociale. E' a rischio la tenuta sociale del Paese: ci sono famiglie, già in difficoltà da una crisi endemica, che non riescono a soddisfare il bisogno primario: quello del cibo. Nuclei familiari che non riescono più a fare la spesa. È a loro, prima di tutto, che sono indirizzate le misure «contro l'emergenza alimentare» previste dal nuovo decreto Conte, firmato e annunciato ieri dal premier in una conferenza stampa.
Le risorse andranno direttamente ai Comuni. Si tratta di 4,3 miliardi di euro che anticiperanno il Fondo di solidarietà comunale (il 66% di quest'ultimo). A questa somma si aggiungono altri 400 milioni destinati ad aiutare quei cittadini che in questi giorni di emergenza «non hanno soldi per fare la spesa».
Con una ordinanza della protezione civile «tale somma sarà incrementata con una anticipazione, a valere sulle risorse del secondo acconto del FSC», pari a 400 milioni «da destinare a misure urgenti di solidarietà alimentare per consentire alle persone in stato di bisogno di soddisfare i bisogni più urgenti ed essenziali, reintegrando il Fondo in sede di emanando nuovo decreto legge».
La quota del fondo assegnato a ciascun Comune sarà gestita ed erogata da quest'ultimo, «privilegiando i criteri di prossimità e sussidiarietà», si legge ancora nella bozza. «Il riparto di tali risorse aggiuntive sarà basato su criteri nuovi, calibrati per l’esigenza eccezionale, quali i principi del minor reddito pro capite (50-66%) e del numero di abitanti (33-50%) - criteri concordati con l’Anci.
Inoltre viene stabilito che «le risorse ricevute da ciascun Comune per la solidarietà alimentare saranno destinate, con un vaglio preventivo molto semplificato e flessibile (evitando requisiti rigidi) da parte dei servizi sociali comunali, a tutti coloro che versano in situazione di necessità alimentare». Le risorse potranno inoltre essere rafforzate da ciascun comune (o dall’ANCI, con un riparto pro quota in base alle esigenze) con donazioni defiscalizzate di generi alimentari o di buoni d’acquisto o buoni sconto da parte di privati, di produttori e dei distributori.
«Si prevede altresì - si legge ancora nella bozza - la possibilità da parte dei Comuni di acquistare buoni spesa, buoni pasto o generi di prima necessità senza procedura di gara».
«Con i fondi - il commento del presidente dell’Anci - risponderemo velocemente alle necessità delle famiglie».
Il Dpcm verrà trasmesso alla Corte dei conti e poi pubblicato in Gazzetta ufficiale.
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