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Coronavirus, Milano rimbalza e chiude con un +7%

Rimbalzo a metà per le Borse europee che nel finale di seduta tirano il freno, allarmate dalle indiscrezioni che arrivano dagli Usa, prossima a dichiarare l’emergenza nazionale per il coronavirus, e in preda ai dubbi sull'efficacia delle misure che governi e banche
centrali stanno dispiegando per contrastare gli effetti della pandemia. Festeggia, anche se con un pò di amaro in bocca, Piazza Affari, che chiude bene (+7,1%) ma non benissimo come si era sperato in corso di seduta, quando il Ftse Mib aveva toccato un rialzo massimo del 17,8%.

Si tratta comunque di una boccata di ossigeno per il listino che più di ogni altro sta pagando il conto del coronavirus anche se i 24 miliardi di capitalizzazione recuperati oggi sono poca cosa a confronto dei 205 persi dallo scoppio dell’epidemia. Le ricoperture hanno riguardato tutto il listino e ogni settore, dai bancari agli industriali, dal lusso alle utilities, dal risparmio gestito all’automotive. Bper (+22,4%), Recordati (18,7%), Azimut (15,4%) sono tra i 14 titoli che hanno archiviato la seduta con guadagni a doppia cifra mentre Atlantia (+0,6%) ha continuato a pagare l’incertezza sulla concessione e la gelata sui trasporti.

Allo slancio di Milano ha contribuito la decisione della Consob di vietare le vendite allo scoperto su 85 azioni, condivisa dalla Cnmv spagnola, che ha bandito lo short selling su 69 titoli. Per il presidente dell’authority, Paolo Savona, l'esplosione dei volumi registrati il giorno precedente, quando Milano è crollata del 16,9%, «non ha reso più possibile distinguere le forme speculative propriamente definite» rendendo necessario «distinguere il trattamento dei contratti allo scoperto dagli altri contratti». Il rimbalzo, ha aggiunto, dimostra che il mercato «ha preso atto» del fatto che «la caduta delle quotazioni registrata ieri da 85 importanti titoli eccede  il peggioramento dei fondamentali dell’economia. Spero che questo corretto ripensamento si affermi in via stabile».

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