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Def, la Corte dei conti critica la Regione: "Quadro economico non realistico"

«Il Defr 2020-2022 risulta ben lontano dal modello tracciato dal legislatore mancando anche quest’anno di elementi sostanziali per poter espletare pienamente le proprie funzioni nel processo di programmazione di bilancio». È quanto si legge nella relazione che la sezione di controllo per la Regione siciliana della Corte dei conti ha approvato ieri e che i magistrati contabili stanno esponendo in commissione Bilancio all’Ars nel corso di una audizione.

Per la Corte «permane la difficoltà di raccordare gli obiettivi di politica economica definiti quantitativamente in termini di Pil programmatico alle politiche di governo regionale». Inoltre, «non appare adeguatamente sviluppata la sezione dedicata all’analisi della situazione finanziaria della Regione, che manca di quattro elementi essenziali prescritti dai principi contabili».

In particolare, per i giudici, manca la costruzione del quadro tendenziale di finanza pubblica della Regione e degli enti regionali sulla base delle risultanze dell’esercizio precedente; manca la manovra correttiva; manca l'indicazione dell’articolazione della manovra necessaria per il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica accompagnata anche da una indicazione di massima delle misure attraverso le quali si prevede di raggiungere gli obiettivi e mancano gli obiettivi programmatici pluriennali di riduzione del debito e del rientro dell’eventuale disavanzo. Infine, si legge nella relazione della Corte, «il paragrafo dedicato alla copertura del disavanzo risulta comprensibilmente datato rispetto ai recenti sviluppi conseguenti alla parifica del rendiconto 2018».

Per la sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana il quadro macroeconomico della Sicilia tracciato dal governo Musumeci nella nota di aggiornamento del Defr non appare «realistico» almeno per il biennio 2020-2021 alla luce «delle recenti stime della Commissione europea sulle previsioni di crescita dell’economia italiana e delle perturbazioni allo scenario globale legato all’andamento dell’economia cinese».

Nella nota di aggiornamento il governo stima una crescita del Pil regionale programmatico in +0,6% per il 2020, +0,8% per il 2021 e +0,9% per il 2022. «Si tratta di stime - si legge nella relazione dei giudici contabili - che la Sezione reputa ottimistiche alla luce delle serie storiche disponibili, delle più recenti previsioni sull'economia italiana, delle politiche pubbliche prospettate e dello scenario internazionale». I giudici segnalano che nel Defr è evidenziato «efficacemente» come «l'economia siciliana abbia sofferto di più durante il lungo periodo di recessione cominciato nel 2008 e abbia recuperato meno rispetto al resto del Paese nella breve fase di inversione del ciclo economico a partire dal 2015».

Inoltre, «la variazione cumulata reale del Pil Sicilia tra il 2008 e il 2014 è stimata pari a -15,4% contro un dato meridionale del -13,5% e un dato nazionale del -8,7%; di contro nel periodo 2015-2019 le stime più recenti indicano una variazione cumulata per la Sicilia dello +0,9%, per il Mezzogiorno del +2,5% e per l’Italia del 4,7% con dati particolarmente preoccupanti per l’economia regionale per il 2018 (-0,3%) e il 2019 (-0,3%) che appaiono segno di una nuova fase recessiva». E ancora: la Corte segnala che «nel quinquennio 2014-2018 il divario tra Pil realizzato e Pil programmato si attesta a -6,7%». «Gli unici elementi positivi a livello regionale registrati nel 2019 - si legge nella relazione - risultano la sostanziale stabilità dell’occupazione e del numero di imprese attive».

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