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Pensioni, a gennaio nuovi importi e pagamenti in ritardo: cosa cambia

Aumenti lievissimi, irrisori e pagamento in ritardo. L'anno comincia così per i pensionati.

I nuovi importi degli assegni previdenziali e assistenziali sono stati adeguati al rialzo come conseguenza della rivalutazione, ma si tratta di aumenti di pochi euro, poichè quest’anno il tasso di rivalutazione stimato è pari allo 0,40%.

Il ritardo, invece, è una prassi del mese di gennaio, per consentire l’aggiornamento dei sistemi informatici.

Quando verrà pagata la pensione di gennaio? Il pagamento non arriverà oggi, ovvero il primo giorno bancabile del mese, ma con 24 ore di “ritardo”, cioè venerdì.

In genere, infatti, le pensioni vengono pagate ogni mese il primo giorno bancabile. Nel caso in cui il primo del mese coincida con un festivo o con una domenica, allora il pagamento della pensione viene effettuato il primo giorno utile successivo.

Nel mese di gennaio, però, cambia la regola. La pensione, infatti, viene pagata con 24 ore di ritardo, dunque non il primo giorno bancabile del mese, ma il secondo. Significa che la data prevista per l'erogazione delle somme previste è venerdì 3 gennaio.

A quanto ammontano gli aumenti? La rivalutazione delle pensioni, secondo quanto ufficializzato dall'Inps le scorse settimane, porta ad un leggero aumento.

L’Istituto di previdenza ha infatti confermato che la percentuale di rivalutazione quest'anno è dello 0,4% rispetto ai valori medi 2019 e ha specificato le modalità con cui  verrà applicata alle varie fasce di reddito.

Innanzitutto, l’Inps indica in 515,07 euro l’importo minimo della pensione lavoratori dipendenti e autonomi. Ma ecco nel dettaglio cosa cambia:

100% della rivalutazione per i trattamenti pensionistici dal valore pari o inferiore a tre volte il minimo del 2020;
97% della rivalutazione (0,36%) per i trattamenti pensionistici dal valore pari o inferiore a quattro volte il minimo del 2020;
77% della rivalutazione (0,308%) per i trattamenti pensionistici dal valore pari o inferiore a cinque volte il minimo del 2020;
52% della rivalutazione (0,208%) per i trattamenti pensionistici dal valore pari o inferiore a sei volte il minimo del 2020;
47% della rivalutazione (0,188%) per i trattamenti pensionistici dal valore pari o inferiore a otto volte il minimo del 2020;
45% della rivalutazione (0,18%) per i trattamenti pensionistici dal valore pari o inferiore a nove volte il minimo del 2020;
40% della rivalutazione (0,16%) per i trattamenti pensionistici il cui valore è superiore a nove volte il minimo del 2020.

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