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Meno tasse sul lavoro: 500 euro in più all'anno per gli esclusi dal bonus Renzi

Il governo avvia un piano pluriennale di taglio delle tasse sul lavoro. Come prevede la manovra, nel triennio è previsto un taglio del cuneo fiscale sia per i 4,5 milioni di lavoratori con redditi lordi tra i 26.600 e i 35.000 mila euro, finora esclusi dal bonus Renzi, che i 9,4 milioni di lavoratori con redditi da 8mila a 26.6000 euro, che percepiscono già il bonus Renzi.

Per i lavoratori finora esclusi dal bonus Renzi, il taglio del cuneo libera in busta paga circa 500 euro all'anno nel 2020 e 1000 euro in più a partire dal 2021.

Il taglio del cuneo fiscale sul lavoro è una delle misure principali della manovra che la prossima settimana arriverà in Parlamento. Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha detto che è già stato definito "un quadro stabile dell'impianto", dunque mancano solo i dettagli, come il bonus cultura per i diciottenni, che sarà rinnovato, ma con una stretta.

Nello schema della manovra previsto anche un graduale azzeramento delle detrazioni Irpef al 19% per i contribuenti: la sforbiciata parte dai redditi oltre 120mila euro l'anno con il graduale azzeramento a quota 240mila euro. L'azzeramento sarà selettivo e non su tutte le spese sostenute per cui è possibile richiedere la detrazione.
Non saranno toccata le detrazioni per le spese sanitarie, ma saranno coinvolte spese come quelle veterinarie, per gli asili nido, per le attività sportive o per i corsi universitari dei figli a carico.

Per il rinnovo dei contratti pubblici, invece, "il governo aggiungerà 225 milioni per il 2020 e 1,4 miliardi a regime dal 2021, che andranno ad aggiungersi agli 1,4 miliardi stanziati precedentemente per il 2020 e agli 1,75 stanziati precedentemente per il 2021. Si tratta in totale di 3,1 miliardi stanziati a regime per i rinnovi".

Temi aperti, però, ce ne sono ancora. Fra questi la sugar tax, che non è stata messa nero su bianco, o l'aumento dal 10% al 12,5% della cedolare secca sui canoni concordati e la 'fusione' di Imu e Tasi. Da definire ancora poi il capitolo della flat tax per le partite Iva fino a 65mila euro.

Fra i punti fissi della manovra, resta la web tax, un'imposta del 3% sui ricavi delle multinazionali dell'on line. L'idea sarebbe quella di destinare il 5% degli introiti all'editoria.
C'è poi la questione gli immobili. La fusione di Imu e Tasi preoccupa sia Confedilizia, che teme possa trasformarsi in uno strumento per aumentare le tasse sulla casa, sia i Comuni, che hanno il timore opposto, quello cioè di veder ridurre le loro entrate. Il governo mira a varare una 'riforma' a sommatoria zero, che lasci cioè invariato il peso complessivo delle due tasse sulla casa. Anche se sarebbe in corso una riflessione sulla possibilità di ritoccare al rialzo la cosiddetta 'Imu per i castelli', quella sugli immobili di extralusso.

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