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Corte dei Conti: "Reddito di cittadinanza scoraggia l'offerta di lavoro legale"

La riduzione del debito è prioritaria per la stabilità e la crescita del Paese e il rispetto degli obiettivi di bilancio concordati con l’Ue è l’unica strada per evitare la procedura d’infrazione. E’ il monito lanciato dalla Corte dei Conti che nel rapporto sul Coordinamento della finanza pubblica, presentato al Senato, ha espresso perplessità sulle misure messe in campo dal governo: reddito di cittadinanza e quota 100 per la pensione anticipata.

«Non può essere trascurata l’importanza per la stabilità finanziaria del Paese di una riduzione del debito», ha sottolineato la magistratura contabile richiamando al rispetto del percorso di risanamento dei conti. «Il permanere di condizioni di incertezza sulla possibilità che nel medio termine si possa imboccare un sentiero decrescente - ha osservato - rischia di incidere negativamente sulle stesse prospettive di crescita del Paese».

E proprio mentre sull'Italia piomba il richiamo della Commissione europea che ha inviato oggi al governo la lettera con la richiesta di chiarimenti sul mancato rispetto della regola del debito nel 2018, la Corte ha ricordato che «la tenuta degli obiettivi concordati appare essenziale al fine di evitare l’apertura di una procedura d’infrazione, al momento rinviata».

Secondo la magistratura contabile, «le difficili condizioni economiche richiedono una rapida definizione di chiare linee di intervento, che consentano di dissipare le incertezze che incidono sulle scelte degli operatori e sulla stessa realizzabilità degli interventi che si presentano, in ogni caso, onerosi». In particolare, il solo annullamento degli oltre 23 miliardi di clausole di salvaguardia, secondo la Corte, comporterebbe di «muovere da un disavanzo tendenziale effettivo del 3,2 per cento nel 2020 e del 3,4 per cento nel 2021 e 2022, individuando misure per poco meno di 21 miliardi nel 2020 e 29 e 36 miliardi nel biennio successivo».

Dubbi dei magistrati contabili su una delle misure cardine del governo M5s-Lega: il reddito di cittadinanza che rischia di compromettere l’equilibrio dei conti e «scoraggiare e spiazzare l’offerta di lavoro legale». Il finanziamento in deficit della misura, ha osservato la Corte dei Conti, «è motivo di preoccupazione per gli equilibri di bilancio di medio termine, date le condizioni di elevato debito pubblico» e «la previsione di un meccanismo di salvaguardia», ovvero il 'blocco delle domande e la rimodulazione dell’ammontare del beneficio in caso di esaurimento delle risorse disponibili, è quindi «importante per il controllo dei saldi». L’invito rivolto dalla magistratura contabile è di utilizzare gli eventuali risparmi del reddito di cittadinanza «per ridurre il disavanzo e rientrare dal debito».

Perplessità anche su quota 100 che, secondo la Corte, ha fatto emergere l’esigenza di «un maggior grado di flessibilità del requisito anagrafico di pensionamento». Per i magistrati contabili, è necessaria però «una soluzione strutturale e permanente, più neutra dal punto di vista dell’equità tra coorti di pensionati e tale da preservare gli equilibri e la sostenibilità di lungo termine del sistema». «Qualunque scelta pone un problema di cassa non indifferente - ha evidenziato la Corte - ma una 'correzione attuarialè della componente retributiva dell’assegno, in caso di pensioni 'miste, non comporterebbe la creazione di debito pensionistico implicito».

La Corte dei Conti ha quindi sollecitato «maggiori sforzi» per trovare le risorse necessarie per aumentare in maniera «significativa» il livello degli investimenti. I magistrati contabili hanno messo in guardia sul «circolo vizioso» che potrebbe innestarsi «per cui, a fronte di una scarsità di risorse indotta (anche) dalla bassa crescita e di spese percepite nell’immediato come non comprimibili, la continua riduzione degli investimenti pone a sua volta le basi per una minore crescita in futuro».

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, intervenendo alla presentazione del rapporto, ha colto l’occasione per sottolineare che «il confronto con le istituzioni dell’Unione europea, in particolare con la Commissione costituisce un momento di raccordo, nel quale l’Italia non si limita a recepire indicazioni provenienti dall’Ue». Al contrario, ha osservato, «è l’occasione nella quale le priorità dell’agenda politica italiana vengono coordinate con quelle dell’Unione. In questo senso, il governo potrà aprire un confronto sulla congruità dei vincoli stabiliti, rispetto alla situazione concreta». Per il governatore del Lazio e segretario del Pd, Nicola Zingaretti, «le scelte da compiere, quali che siano, sono urgenti. Saranno scelte difficili ma la condizione più urgente è quella che di diano al paese certezze per orientare politiche di investimento e di tenuta». (AGI)

 

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