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Decreto sicurezza e lavoro, 18 mila esuberi nei servizi per i migranti: allarme della Cgil

Circa 18 mila esuberi stimati tra i lavoratori impegnati nei servizi per l'immigrazione, di cui 5 mila già certificati con l'avvio delle procedure di licenziamento, su un totale di addetti ai servizi di accoglienza e integrazione pari a 40 mila. A lanciare l'allarme è la Funzione pubblica della Cgil, facendo un bilancio a 6 mesi dall'entrata in vigore del decreto Sicurezza e rivendicando "misure di sostegno per questi lavoratori e la ridefinizione dell'intero sistema immigrazione".

Il cosiddetto decreto Salvini, tra le altre cose, sottolinea il sindacato, ha ridotto "drasticamente" il numero di ore di lavoro destinate ai servizi per l'immigrazione e il taglio delle risorse previste.

Così oltre il 40% dei circa 40 mila addetti, impegnati tra Cara, Cas e Sprar, rischia il posto di lavoro: "A stretto giro - stima l'Fp - saranno 18 mila i dipendenti interessati da procedure di esubero. Medici, infermieri, insegnanti, avvocati, assistenti sociali, psicologi, mediatori culturali, molti dei quali giovanissimi sotto i 35 anni; 5 mila già coinvolti da procedure di licenziamento".

Il sindacato fa alcuni casi, "come Auxilium, a Castelnuovo di Porto, in provincia di Roma, con 194 esuberi; o di Medihospes, che ha avviato 350 esuberi in 12 delle regioni in cui è presente; o come il Progetto Arca, e i 118 esuberi annunciati tra Milano, Varese e Lecco".

Queste, dice l'Fp-Cgil, "sono solo alcune delle realtà più grandi, e quindi più evidenti, che sono state investite dal cambiamento Salvini, ma ci sono tante realtà medio-piccole che vivono le stesse condizioni".

Di conseguenza, sempre secondo le stime del sindacato, il rapporto tra numero di operatori e numero di ospiti varierà, "passando da quello 1 a 3 del decreto Minniti, ad un rapporto 1 a 8, con quello Salvini. Numeri che sono il risultato del taglio sulla spesa destinata ai servizi (passato da 35 euro lordi per ospite al giorno a circa 21 euro lordi), che ha ridotto il numero di ore da dedicargli". Ad esempio, in un centro di accoglienza di medie dimensioni (adatto ad ospitare dai 151 ai 300 ospiti) diminuisce da 8 a 2 il numero di operatori diurni e da 3 a 1 quelli notturni.

"Ma anche molte delle figure più delicate e rilevanti hanno subito un drastico taglio del numero di ore lavorate", commenta il sindacato: ad esempio, prosegue, "con il decreto Minniti era prevista nei centri di accoglienza una presenza costante di infermieri, 24 ore su 24. Ora è prevista una presenza di sole 6 ore al giorno. I medici passano dalle 24 ore al giorno previste in passato alle attuali 24 a settimana, gli assistenti sociali dalle 36 ore a settimana alle 20 e i mediatori linguistici addirittura da 108 ore a settimana a sole 24. Del tutto abolite le ore dedicate all'insegnamento della lingua e al sostegno".

"Con le sue scelte il governo sta buttando fuori circa 18 mila lavoratori - conclude l'Fp-Cgil -. Persone che, oltre a perdere il lavoro, non godono neanche di ammortizzatori sociali come la cassa integrazione, non previsti per i loro profili. È necessario individuare percorsi di riqualificazione e ricollocazione nel sistema dei servizi e introdurre misure di sostegno al reddito".

Ma, evidenzia ancora, "va ridefinito l'intero sistema immigrazione con la costruzione di una politica dell'integrazione che elimini le tensioni sociali. Il modello Sprar è quello che maggiormente ha dato risposte di integrazione e inclusione. Dovremmo sostenerlo e ampliarlo".

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