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Soldi per i disabili gravissimi, assegni pagati fino ad aprile per 9 mila siciliani

Ruggero Razza, assessore regionale alla Salute

Una boccata di ossigeno per i disabili gravissimi in Sicilia: sono state ultimate, infatti, le procedure di pagamento degli assegni di cura relativamente ai primi 4 mensilità del 2018. Sono 9.015 in tutto i disabili che hanno ricevuto i pagamenti. Anche gli arretrati del 2017 risultano interamente saldati. E' quanto si apprende dall'assessorato regionale alla Salute che ha ricevuto i dati dalle nove Asp siciliane che attestano l'effettiva erogazione delle somme.

In particolare, a Caltanissetta sono stati erogati gli assegni a 865 disabili, a Palermo sono stati emessi 2.215 mandati di pagamento fino ad aprile sui 2.549 aventi diritto, mentre 334 non risultano in regola con la documentazione. Stessa situazione a Trapani dove su 1.338 in 1.144 hanno ricevuto il pagamento: si tratta di coloro che hanno sottoscritto il patto di cura e hanno dimostrato di avere i documenti in regola. A Messina su 1.376 disabili aventi diritto sono stati saldati gli assegni per 1.303 in regola con la documentazione.

Ad Agrigento sono stati saldati gli assegni di cura al mese di aprile 2018, agli 834 titolari con i documenti a posto su 886 censiti. Siracusa: tutti i 590 disabili gravissimi hanno ricevuto le somme. Lo stesso a Ragusa (405 disabili censiti e aventi diritto) e a Enna (pagati 464 assegni su 464 censiti). A Catania emessi i 1515 mandati di pagamento relativi al primo quadrimestre 2018 per tutti i disabili che avevano prodotto alla data del 12 luglio la documentazione sanitaria e sottoscritto il patto di cura.

"I dati aggiornati delle Asp sono confortanti - ha affermato l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza - e danno merito alle aziende sanitarie della Regione di aver superato con tempestività le difficoltà che hanno impedito ad oggi un andamento regolare dei pagamenti degli importi agli aventi diritto, com’è essenziale che avvenga nel rispetto dei malati”.

Intanto, prosegue lo sciopero della fame del senatore Pd Davide Faraone, giunto oggi al settimo giorno: “Comincio a sentire la debolezza, la fatica, ma sono più determinato di prima” ha detto ieri nella sua quotidiana diretta Facebook.

E si innesca anche una polemica con il presidente della Regione, Nello Musumeci, che in una nota lunedì aveva dichiarato che "i decreti del presidente della Regione e quello interassessoriale 'Famiglia-Salute', a esso collegato, sono già pronti da settimane, senza bisogno che il senatore Faraone portasse avanti una protesta inutile. Qualcuno lo informi che la Legge finanziaria regionale ha previsto una norma che disciplina la fase che precede l’entrata in vigore del decreto. Quindi siamo stati un po’ più previdenti e adeguati di quanto non sia accaduto nel passato. Il presidente della Regione non ha bisogno di ricevere ultimatum, perché sta lavorando per risolvere le tante iatture lasciate dal partito di Faraone e dal governo che lui ha sostenuto fino all’ultimo giorno".

“Sono deluso dalle parole di Musumeci - ha replicato Faraone - Sono solo un papà che chiede alle istituzioni di intervenire con determinazione su un tema di civiltà. Lo scontro politico non c’entra proprio nulla. L’avevo difeso, prendendomi critiche da associazioni e da esponenti del mio partito, quando finì nella bufera per una sua espressione sui disabili chiaramente travisata e non me ne pento di averlo fatto, ma non capisco quindi questa sua reazione piccata. Ho messo al centro del mio sciopero della fame alcuni temi. L’ho fatto attraverso un dialogo positivo e propositivo. Ho chiesto se era concepibile il ritardo nei pagamenti degli assegni di cura per persone che hanno bisogno di assistenza, invitandoli a procedere al pagamento degli arretrati. Ho chiesto perché non ci fosse ancora il decreto. Ho chiesto perché le aziende non avessero chiamato circa 1000 persone, le più emarginate, quelle che non sanno che possono usufruire di un assegno per sopravvivere meglio e che non hanno fatto richiesta. Ho chiesto di destinare i 40 milioni già in cassa per i disabili gravi. Insomma ho chiesto cose giuste, non di destra o di sinistra. Cose giuste”.

“Smetterò il digiuno - ha concluso Faraone - solo quando ciò che hanno chiesto i disabili sarà fatto. E’ una battaglia di civiltà, riguarda i diritti negati, riguarda la mia terra”.

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