Oltre 2.300 posti di lavoro (esattamente 2.308) in meno nelle banche in Sicilia, con la chiusura di 291 sportelli negli ultimi sei anni, oltre alla chiusura di una decina di filiali di banche di credito cooperativo. In molti comuni dell'Isola non esiste più uno sportello bancario. E le prospettive per il futuro non sono affatto rosee. E' questa la fotografia del settore bancario scattata da Gino Sammarco, dirigente nazionale Uilca, nel corso di un incontro con gli iscritti al sindacato Uilca, citando dati della Banca d'Italia.
Si scopre così che in Sicilia Bpm chiuderà, entro il 2018, altri 23 sportelli, dopo i 40 chiusi negli ultimi cinque anni. E chiusure sono previste anche in Unicredit, Intesa San Paolo, Mps e Carige. "Abbiamo preoccupazione anche per i 700 lavoratori di Riscossione Sicilia che non sono transitati nell'agenzia nazionale e ora si trovano senza management dopo le dimissioni del Cda", dice Sammarco.
Per Sammarco, "i dati Istat appena diffusi confermano un Mezzogiorno molto arretrato rispetto al resto d'Italia, in particolare in Sicilia dove la disoccupazione giovanile supera il 60%. Nel meridione, sud e isole, sono stati chiusi negli ultimi 6 anni 1020 sportelli, e la popolazione bancaria complessivamente è diminuita di 7.633 unità, quindi sono stati cancellati 7.633 posti di lavoro".
"Di contro - prosegue Sammarco - grazie al Fondo per l'occupazione, finanziato con i soldi dei lavoratori del credito, quindi anche di quelli siciliani 17.891 giovani sono stati assunti in Italia dal 2012 al 2017, ma guarda caso tutti nel nord Italia.In ultimo il nuovo piano industriale di Unicredit, la banca che più ha assunto negli ultimi anni, insieme ad Intesa San Paolo, destinerà la quasi totalità delle prossime assunzioni, oltre 500, in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna. Si determina quindi il paradosso, che i lavoratori bancari siciliani, regione più povera d'Europa, finanziano le assunzioni in Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna".
Per questo la Uilca ripropone la questione meridionale e chiede di aprire un confronto con il governo regionale e con le altre parti sociali per riportare all'ordine del giorno le tematiche del credito in Sicilia.
Per quanto riguarda Riscossione Sicilia, che ha visto recentemente dimettersi il cda, c'è un rischio sul futuro come denunciano Claudio Barone, segretario generale Uil Sicilia, e Giuseppe Gargano, segretario Generale Uilca Sicilia: "Non si può lasciare una Società che riscuote le tasse per la Regione Sicilia, e quindi per lo Stato, in una situazione di abbandono totale". Enrico Pellegrino, leader storico degli esattoriali siciliani, chiede con forza per l'ennesima volta un incontro urgente con l'Ars e con l’assessore Bilancio "a garanzia della serenità e del futuro delle lavoratrici e dei lavoratori che - da quando Riscossione Sicilia è gestita dalla Regione siciliana - hanno pagato sulla propria pelle tutte le nefaste scelte aziendali organizzative e strutturali".
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