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Banche, in Sicilia meno sportelli e diminuiscono i prestiti alle imprese

Gaetano Armao

Meno sportelli e meno credito alle imprese, anche a fronte dell'aumento dei depositi. E' questa la fotografia del sistema bancario siciliano che si legge nel bollettino realizzato dal dipartimento Finanze e credito dell'assessorato regionale all'Economia.

In particolare, nel 2015 gli sportelli bancari erano 1587 ridotti a 1501 un anno dopo, mentre a fine 2017 si erano ulteriormente ridotti a 1440. Per quanto riguarda impieghi e depositi i primi sono crollati di 3 miliardi, quindi ci sono meno prestiti per famiglie e imprese (Il plafond passa dai 27,5 mld del secondo semestre del 2016 a 24,5 mld del secondo semestre del 2017.), mentre i secondi (cioè il risparmio depositato in banca) sono aumentati di 650 milioni.

Secondo l'osservatorio a dicembre del 2017 le banche presenti con sede legale in Sicilia erano 28. Si trattava di 22 banche di credito cooperativo, 4 società per azioni, 2 banche popolari, per un totale di 473 sportelli. Le altre banche presenti nella regione ma con sede legale fuori dal suo territorio hanno operato con 967 sportelli. "Spesso arrivano note di sindaci che invocano l’intervento della Regione affinché si convincano le banche a non chiudere gli sportelli", ha commentato l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, presentando i dati, "purtroppo noi possiamo fare ben poco perché sono delle scelte aziendali".

Chi può fare di più per la Sicilia sono proprio le banche, dice Armao, che evidenzia come il rapporto "mostra luci e ombre. Come Regione abbiamo fatto il primo intervento investendo 200 milioni a favore delle imprese tramite i confidi o il credito agevolato. "Non si può ritenere che il sistema bancario europeo sia tutto uguale da Francoforte alla Sicilia. Non lo si può strutturare in maniera unica, bisogna caratterizzarlo e orientarlo ed è compito delle regioni quello di sostenere l’accesso al credito tramite i consorzi fidi".

Il calo degli impieghi, sembra colpire di più le imprese, rispetto alle famiglie e in particolare, sono le aziende di piccole e medie dimensioni a soffrire, insieme con le  famiglie produttrici.

In miglioramento il dato sul rapporto sofferenze/impieghi, si passa dal 17,3 al 14,8%, anche se la percentuale rimane "particolarmente elevata - si legge nel bollettino dell’Osservatorio - rispetto al dato medio nazionale, pari al 9,5% con uno scarto di 5,3 punti». Il divario diminuisce per il rapporto sofferenze/impieghi relativo alle imprese: 24,7% in Sicilia contro il 23,7% della media nazionale.
In totale, i depositi ammontano a 59 mld di euro a fronte di 61,2 mld di impieghi (58,4 mld e 64 mld nel 2016).

«Il rapporto evidenzia profili positivi e negativi - dice Armao - Se l’aumento dei depositi è un segnale importante, non è confortante invece che, a fronte di quel dato, diminuiscano gli impieghi, con una forbice che si allarga, ciò significa che il margine delle banche cresce. L’auspicio dunque è che il sistema bancario investa di più per la crescita delle imprese, la Regione sta facendo quanto di sua competenza finanziando i Consorzi fidi e dotando l’Irfis di maggiori risorse».

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