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Gazzetta del Sud e Giornale di Sicilia: una sfida per crescere insieme

PALERMO. Non c’è scuola di giornalismo dove non ti raccontino di Tommaso Besozzi e della sua famosa inchiesta per l’Europeo sulla morte del bandito Giuliano. Il pezzo cominciava così: «L’unica cosa certa è che è morto».

Oggi tutti noi possediamo i mezzi per produrre e distribuire notizie, armati di tastiere e smartphone – a quando direttamente col pensiero, con i Google Glass? - abbondano i contenuti, l’informazione diviene un bene di consumo nell’istante in cui basta un clic per essere rilanciata, il suo valore – ancor prima che venga diffusa e conosciuta – ha una vita ormai misurabile in millisecondi.

Sono tutte condizioni in cui il contenuto, purtroppo, non sembra più questo grande affare. Era un grande affare, addirittura una conquista, ai tempi di quel signore coi baffi che compare alla fine del video che ha aperto ieri l’incontro «Con le radici nella storia, scriviamo il futuro», al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, organizzato dalla Società editrice Sud Gazzetta del Sud e dal suo presidente, Giovanni Morgante, e presentato dalla giornalista Annalisa Bruchi, per presentare la nuova realtà editoriale, racchiusa nel binomio GdS&GdS, Gazzetta del Sud&Giornale di Sicilia.

Era Girolamo Ardizzone, fondatore del Giornale di Sicilia quando Garibaldi ebbe l’idea di unire l’Italia. Centocinquantotto anni fa che sembrano millenni: di orrori e di nuove scoperte, di cambiamenti che hanno il sapore delle rivoluzioni. Se ognuno di noi può raccogliere e diffondere informazioni, e raggiungere il pubblico che ritiene appropriato, se chiunque può connettersi a chiunque altro: che ruolo hanno i guardiani o i mediatori, ovvero i media?

Le cifre le snocciola, anche davanti al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, il presidente della Fieg, la Federazione degli editori, Maurizio Costa: «Veniamo da un periodo pesante, i ricavi generali hanno avuto una flessione di oltre il 50% tra quotidiani e periodici, la raccolta pubblicitaria ha subito un calo del 60%. Quella messa a punto da Giornale di Sicilia e Gazzetta del Sud è un’operazione positiva e confortante, un progetto che crede nell’editoria, in quella vicina ai territori, che ha un ruolo importante in tutto il mondo.

E si colloca in due regioni che stanno vivendo un momento di ripresa economica». Se ormai da anni l’editoria subisce la diminuzione delle copie vendute in edicola, il calo delle entrate pubblicitarie, la concorrenza delle piattaforme digitali e la divulgazione dell’informazione gratuita, la forza di un quotidiano non può che stare nella qualità dei contenuti, nella credibilità, e nella dimensione della comunità di lettori che aggrega.

Il direttore del Tg1 Andrea Montanari: «Il locale è fondamentale. Sicilia e Calabria sono due regioni molto belle ma la bellezza deve essere prospettiva economica, in particolare nel turismo. La tv? Ha subito la crisi in termini meno significativi della carta stampata, ma ci siamo adeguati, cambiando. La sfida con la rete è quotidiana, va affrontata senza rimanerne schiacciati. È dovere del servizio pubblico mantenere alta la qualità».

E Lino Morgante, amministratore delegato della Ses e direttore editoriale di Gazzetta del Sud, precisa: «Resteremo due giornali diversi, legati alle rispettive tradizioni e ai territori, anzi implementeremo le pagine locali. Siamo usciti da una crisi importante, così riusciremo a razionalizzare le risorse garantendo qualità. Raccontare il territorio che cresce è il nostro obiettivo».

Perché, se non ve ne foste accorti, il sud cresce. Salgono sul palco il presidente di Banca Imi, Gaetano Miccichè, il direttore responsabile di Gazzetta del Sud, Alessandro Notarstefano e il vicedirettore responsabile del Giornale di Sicilia, Marco Romano.

L’intervento di Miccichè ruota attorno ai giovani: «Sono una risorsa fondamentale in assoluto per un'impresa e nello specifico per un'impresa editoriale. È importante che due “concorrenti” storici abbiano deciso di andare avanti insieme. Perché le dimensioni, oggi, contano sempre di più».

Dice Notarstefano: «Il lettore di istinto si sofferma di più sulle brutte notizie, la cronaca nera crea miti negativi, come succede alle nostre regioni, che abbracciano adesso un territorio che va da Palermo a Cosenza. C’è un Sud che merita di essere raccontato. Ma la mia preoccupazione è capire chi sono gli interlocutori. Noi al cartaceo riserviamo gli approfondimenti, la differenza sono i contenuti ma anche i fruitori dell’informazione».

Conclude Romano: «Abbiamo eccellenze che non riescono a fare sistema. Un dato su tutti: la Sicilia è la regione d’Italia con più siti Unesco, in un’Italia che detiene il maggior numero di luoghi patrimonio dell’Umanità: ebbene, la Sicilia raccoglie 14 milioni di presenze turistiche all’anno, il Veneto 65. Qualcosa non va, non si scommette sul turismo. Noi non siamo stati mai teneri con chi ci governa, continueremo a farlo, per essere da stimolo senza mai essere faziosi. Vogliamo che anche attraverso noi le persone possano farsi un giudizio autonomo del mondo in cui vivono».

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