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Reddito di inclusione: ancora limitato, la povertà dilaga

ROMA. L’estensione della platea dei beneficiari del reddito di inclusione potrebbe risultare «ancora limitata» rispetto al numero dei nuclei in povertà assoluta, pari nel 2015, secondo l’Istat, a quasi 1,6 milioni. Lo afferma l'Upb, l'Ufficio parlamentare di bilancio, nel Rapporto sulla programmazione 2017, sottolineando che le stime del Gruppo di lavoro sul reddito minimo del Ministro del Lavoro quantificano tra 5 e 7 miliardi il costo di una misura in grado di risollevare la totalità delle famiglie in povertà assoluta. Per il Rei il Def stanzia 1,2 miliardi nel 2017 e 1,7 nel 2018 a favore di 400.000 famiglie.

La nuova misura di contrasto alla povertà, sottolinea l’Autorità di controllo dei conti, si innesta in un sistema «ancora caratterizzato da una pluralità di misure condizionate alla prova dei mezzi, che presentano criteri di accesso disomogenei e carattere categoriale. Un assetto che negli anni della crisi, soprattutto per la popolazione che non beneficia di trattamenti pensionistici, si è dimostrato insufficiente a ridurre i rischi di povertà sulle fasce più deboli della popolazione».

L’Upb enuclea alcuni dati di Eurostat che dimostrano come dal 2008 al 2015 in Italia gli individui a rischio di povertà siano aumentati di 2,2 punti percentuali passando dal 6,8 al 9 per cento della popolazione totale, un dato inferiore solo a quelli di Spagna e Grecia.
Da qui l’intenzione del governo di rafforzare il Sia, il Sostegno all’inclusione attiva, con l’introduzione del Rei, il reddito di inclusione, che ricalca l’impianto del Sostegno per quanto riguarda i termini di selezione dei beneficiari e le modalità di erogazione, con una dotazione di risorse però più ampia. Dai 750 milioni di erogazioni attuali si passa infatti a un miliardo circa per gli anni 2017-18, a cui si aggiungono le risorse non utilizzate negli anni precedenti e quelle del Programma Operativo Nazionale inclusione che continuano a finanziare i percorsi di accompagnamento, di attivazione e di reinserimento lavorativo.

«Dato l’ampliamento delle soglie di accesso rispetto al Sia, si prevede una estensione della platea di beneficiari (rispetto ai circa 250.000 nuclei per il Sia) che tuttavia - sottolinea l'Upb - dovrebbe risultare ancora limitata rispetto al numero dei nuclei in condizione di povertà assoluta (pari nel 2015, in base alle stime dell’Istat, a quasi 1,6 milioni).

L’estensione del piano al complesso delle famiglie in condizione di povertà assoluta sarà condizionata allo stanziamento di ulteriori risorse e alla eventuale prospettiva di una più estesa integrazione in un unico strumento delle diverse misure attualmente vigenti. Stime condotte nel 2013 nell’ambito del Gruppo di lavoro sul reddito minimo istituito dal Ministro del Lavoro e delle politiche sociali quantificano tra i 5 e i 7 miliardi di euro il costo di una misura che consenta di colmare integralmente il gap esistente tra il reddito disponibile e la soglia di povertà per la totalità delle famiglie in condizione di povertà assoluta».

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