ROMA. Il potere d'acquisto delle famiglie nel 2016 è aumentato dell'1,6%, il rialzo maggiore dal 2001, ovvero da quindici anni. Lo rileva l'Istat, che però registra un calo dello 0,9% nell'ultimo trimestre dell'anno su base congiunturale.
Per il 2016 l'Istat segna lo stesso aumento anche per il reddito disponibile delle famiglie, in aumento dell'1,6% sul 2015. L'incremento più forte dal 2011. Ma come il potere d'acquisto, che è il reddito reale, l'indice scende su base trimestrale (-0,6%). Tirando le fila dell'anno, sia la ricchezza nominale che quella depurata dall'inflazione, grazie a prezzi piatti, salgono.
Ce ne è così abbastanza per aumentare la propensione al risparmio e anche la spesa. Mentre in finale d'anno, quarto trimestre del 2016 sul quarto trimestre del 2015, diminuiscono sia il reddito disponibile che il potere d'acquisto, i consumi invece crescono a 'danno' della propensione a mettere da parte, in decisa contrazione.
Nell'ultimo trimestre del 2016 la pressione fiscale è diminuita di 0,6 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre dell'anno prima, scendendo sotto la soglia del 50%, precisamente al 49,6%. L'Istat conferma così il dato annuo, per l'intero 2016, al 42,9%. Anche in questo caso in calo a confronto con il 43,3% del 2015.
Risale anche la quota di profitto delle imprese, raggiungendo nel 2016 il valore annuo più alto da cinque anni (al 42,0%), che registra un avanzamento anche su base trimestrale (+0,3% tra ottobre e dicembre). L'anno scorso è risultato in crescita anche il tasso di investimento delle società non finanziarie, pari al 19,7% (+0,2 punti percentuali rispetto al 2015).
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