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Rai, da aprile tetto di 240 mila euro anche agli stipendi degli artisti

ROMA. Dopo alcuni mesi di attesa di un parere chiarificatore da parte dell'azionista Tesoro, il cda Rai ha tagliato la testa al toro: a partire da aprile il tetto di 240 mila euro agli stipendi, se non ci saranno interventi discordanti da parte dei ministeri competenti, sarà esteso anche agli artisti.

Dopo manager e giornalisti dipendenti, dunque, anche le star della tv finiscono sotto la mannaia della riforma dell'editoria approvata lo scorso ottobre. Già a novembre il cda aveva proceduto con la delibera applicativa, escludendo solo le collaborazioni di natura artistica, che spesso viaggiano su cifre decisamente superiori al limite di legge. Sono una ventina i coinvolti, non solo conduttori. Tra questi i volti più noti della tv pubblica come Fabio Fazio, Claudio Insinna, Antonella Clerici, Bruno Vespa, Massimo Giletti, Carlo Conti, Piero e Alberto Angela, Amadeus, Lucia Annunziata. I loro compensi sono a volte superiori o vicini ai 500 mila euro annui. Molti tra i diretti interessati preferiscono prendere tempo prima di reagire. Parla, invece, l'ex presidente Rai Lucia Annunziata.

«Non c'è problema, è una legge dello Stato, una decisione del cda Rai, io obbedisco - afferma -. Trovo anche giusto che il servizio pubblico offra un pagamento inferiore a quello che è il mercato».

Bruno Vespa si dice fiducioso: «Credo che il cda abbia voluto in qualche modo invitare il ministero dell'Economia a una decisione di buon senso, se si vuole che la Rai resti nel mercato. E poiché il ministro Padoan ha dato molte prove di essere una persona di grande buon senso, sono fiducioso che si troverà presto una soluzione».

Il timore, avanzato da diversi consiglieri in cda, oltre che dai vertici aziendali, è che l'applicazione della norma avvantaggi la concorrenza, che potrebbe ora strappare alcuni dei pezzi più pregiati dell'intrattenimento Rai (sono, ad esempio, insistenti dai giorni di Sanremo le voci di un interessamento di Mediaset a Carlo Conti). Per questo la delibera è stata trasmessa al Mef e al Mise: un parere contrario consentirebbe, infatti, di disapplicare la norma.

D'altra parte, senza la delibera, la Corte dei Conti avrebbe potuto far ricadere sugli amministratori aziendali la responsabilità di una mancata applicazione, rivalendosi su di essi. «Gli amministratori hanno il dovere di rispettare la legge alla lettera - afferma il consigliere Franco Siddi -. Tuttavia l'azienda rischia di perdere soggetti con grande appeal». «Le leggi si applicano - fa eco il collega Arturo Diaconale -. Quello che possiamo fare, è spingere affinchè la legge venga corretta. Altrimenti la Rai va fuori dal mercato».

Il taglio scatterà da aprile, ma il cda si è riservato la possibilità di di un prelievo retroattivo, qualora ce ne fosse necessità, a partire dal giorno dell'entrata in vigore della legge.

La delibera è stata anche inviata alla Commissione di Vigilanza, alla quale è stato chiesto di affrontare il tema convocando gli organi Rai. «Ho chiesto e insistito senza sosta anche su questo punto - afferma il presidente della bicamerale Roberto Fico -. Le cose arrivano con un lavoro serio e quotidiano. Teniamo alta la guardia perchè non finisce qui».

«Tetto a stipendi Rai: promessa mantenuta - sottolinea il deputato del Pd Michele Anzaldi -. Leggi vanno applicate. Ministeri hanno compito di governare e non di dare pareri. Stop chiacchiere».

«Bene Cda #Rai - scrive il collega di FI Renato Brunetta -. Rispettare la legge e tetto stipendi a 240 mila euro anche per le star. Stop ai privilegi con soldi canone italiani».

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