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Stipendi record e un fiume di ricorsi, l'Ircac nel mirino della Regione

Mariella Lo Bello - Vicepresidente, Assessore per le attività produttive

PALERMO. Il costo totale del personale dell’Ircac, 60 dipendenti, è di 4,5 milioni di euro all’anno. Troppo? Non secondo i dipendenti che hanno (quasi) tutti firmato un ricorso al giudice del lavoro per vedersi riconosciuti gli scatti per il mancato rinnovo contrattuale del 2007 e del 2012, i premi aziendali dal 2006 a oggi, un’indennità specifica e le festività non godute.

Sulla stessa barca la Crias: le due punte di diamante di una Regione che decenni fa puntava a spingere l’imprenditoria locale.

Due aziende in lento declino che hanno hanno pochissimi fondi da erogare alle imprese e che oggi sono sommersi da ricorsi da parte del personale, e sulle pesano adesso anche le due relazioni che l’assessore alle Attività Produttive, Mariella Lo Bello, ha depositato in commissione all’Ars. Sessanta i dipendenti dell’Ircac, con stipendi mediamente migliori di quelli dei regionali.

Il direttore Vincenzo Minì guadagna 159.666 euro lordi all’anno ma il suo stipendio, sommando i 52.762 euro di contributi, costa all’Ircac 213 mila euro. La dirigente Elisa Di Francesco può contare su uno stipendio di 137.25 euro. E la giornalista in pianta organica, Donatella Palumbo, arriva a 100 mila euro e 714 euro all’anno.

Nella relazione dell’assessore Lo Bello nel mirino c’è anche la Crias, che finanzia le aziende artigiane: «Fra il 2010 e il 2015 sono state approvate 22.924 richieste per 647 milioni, negli ultimi due anni - segnala l'assessore - c’è stato un decremento e l’ente non è riuscito a soddisfare tutte le richieste».

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